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Diamante grezzo: cos’abbiamo visto (e cosa vorremmo vedere) di Fabiàn Ruiz

Fabiàn Ruiz – La ricerca del talento che possa cambiare il modo di pensare il calcio è da sempre il moto principale degli addetti ai lavori che operano nel pallone. Perché, al di là degli schemi, delle tattiche, di chi allena e chi prova a farlo, sarà sempre la classe a risolvere le sfide più intricate, i conflitti più accesi, a sfondare le difese più arcigne. Potenzialmente, Fabiàn Ruiz può essere questo per il nuovo Napoli di Carlo Ancelotti: un giocatore decisivo, che risalta rispetto alla massa. Un calciatore che può e deve portare sulle spalle, come un novello Atlante, il peso dei destini partenopei. Potenzialmente, dicevamo. Perché ai fattori già comuni (come la giovane età) si aggiunge anche un fisiologico ambientamento che non può essere sottovalutato. Diamante grezzo per definizione, lo spagnolo ha già rapito il cuore di molti ma deve forse e prima di tutto ancora rapire quello che risiede nel suo subconscio. L’unico con il potere di farlo diventare ciò che sembra destinato a essere: un futuro campione del calcio mondiale.

Fabiàn Ruiz e l’inizio di stagione: numeri, statistiche e aspettative

La freddezza dei numeri è fondamentale per ogni genesi analitica. E così, impossibile non partire dai 270 minuti giocati in queste prime 10 uscite del Napoli dallo spagnolo, con il 29,8% dei minuti giocati a disposizione. Per fare una sorta di classifica e avere un quadro maggiormente completo, basti pensare che il ragazzo è il terzo calciatore sotto i 300 minuti nel Napoli e vanta 120 secondi in meno sul terreno di gioco rispetto all’estremo difensore greco Karnezis. In campionato sparute presenze, in Champions League due gare su due da titolare, contro Stella Rossa e Liverpool. Sin dalle prime uscite amichevoli, Fabiàn Ruiz aveva lasciato intravedere grande capacità di gestione del pallone e una buona balistica di sinistro. Il gol contro il Gozzano ne è un mero esempio, una rete che fece esclamare i primi “oooh” a chi si stava affacciando alle incognite della stagione partenopee. Inizialmente pensato come mezz’ala destra per giocarsi il posto con Allan, l’Under 21 della Roja è cresciuto e cambiato in queste 10 sfide ufficiali insieme al Napoli di Ancelotti, che difatti gli ha costruito due nuovi ruoli più congeniali alle necessità della squadre: centrocampista centrale o esterno di centrocampo, con potenziali e forsennate scorribande giocatore di inserimento (in tal senso contro i Reds abbiamo visto qualcosa). La prima impressione guardando giocare Fabiàn Ruiz è che si tratti sicuramente di un calciatore bello da vedere, nel senso sì estetico ma riguardante il pallone: la facilità di calcio, la grande intelligenza tattica, il passo felpato che rimanda a colleghi ben più noti e famosi. Tutto (o quasi) di Fabiàn lascia trasparire una gentilezza che ha centrocampo il Napoli, in questi anni, forse non aveva mai avuto. Tutto, inoltre, è dalla sua parte: la giovinezza, la possibilità di giocare in una squadra che tiene il pallone, la fortuna di essere allenato da un maestro di calcio. Ed è proprio alla base di queste qualità che si può arrivare a capire dove può migliorare Fabiàn Ruiz.

Per diventare un giocatore completo, lo spagnolo dovrà imparare a gestire meglio certi momenti della partita, con la sfera tra i piedi o senza. Non è stato infatti raro vederlo sparire da interi spezzoni di gare, quando coinvolto. Oppure vivere di luce riflessa rispetto ad altri. L’ex Betis Siviglia deve, però, anche imparare a realizzare la sua forza, a capirne l’importanza in relazione ad avversari e compagni. Deve, insomma, prendere coscienza che nulla gli è precluso, a livello di mezzi fisici e mentali. Da un giocatore di tale classe ci si aspetterebbe – a ben vedere – che fosse lui ad amministrare la situazione. Giusto e lecito, ma con le corrette tempistiche e attese. Il rischio vero, infatti, è semplicemente quello di esasperare e bruciare un calciatore che invece va responsabilizzato solo parzialmente, e gestito con cura come fatto sinora dall’ex tecnico del Milan. La prima stagione azzurra sarà indicativa solo fino a un certo punto. Quella della conferma – se mai ci sarà – avrà invece il compito di sottolineare o meno se il Napoli sarà riuscito a compiere un’altra plusvalenza futura, o comunque a costruire l’ennesimo campioncino casalingo dopo aver scandagliato il calciomercato senza puntare sui soliti nomi. Come un buon vino, la speranza è che Fabiàn Ruiz invecchi bene e, quindi, diventi più buono. Magari sempre con la stessa maglia addosso: quella azzurra.