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Interviste Napoli

ESCLUSIVA – Varricchio: “Addio al Napoli? Volevo giocare. Lazzari? Mi ricorda Maggio. Milik? Può fare 15 gol”

Varricchio
Varricchio

Agli albori del nuovo Napoli di Aurelio De Laurentiis in molti si aspettavano stagioni complicate, lontane dal grande calcio. I tifosi, alla ricerca di nuovi idoli, furono subito in grado di prendere in simpatia la squadra e gli uomini da cui era composta. Uno di loro, l’ex attaccante Massimiliano Varricchio, è rimasto anche negli anni successivi nei cuori dei tifosi partenopei: in 6 mesi 17 presenze e 4 gol per lui, nonostante la concorrenza di Sosa, Berrettoni e Pozzi. Poi una cessione a gennaio e le strade – almeno sul campo – divise per sempre. Proprio all’ex punta degli azzurri, fino all’anno scorso allenatore della Berretti alla Spal, abbiamo chiesto alcune impressioni sulla crescita dei due club e su molti nomi legati al calciomercato azzurro, tra cui quello di Manuel Lazzari.

ESCLUSIVA – Varricchio su Napoli, Lazzari, Milik e gli attaccanti

Lei ha allenato per anni la Berretti della Spal. Vivendo l’ambiente dall’interno, credeva che il club sarebbe riuscito a fare il salto di qualità in seguito proposto?

“Se devo essre sincero non lo avrei mai detto! La Spal mi dava l’impressione di reggersi con una gestione prettamente familiare. Poi però hanno mostrato una professionalità importante in questi anni”.

Da calciatore, ha segnato e si è fatto volere bene anche con la maglia del Napoli.

“Ecco, in quel caso ricordo una società già molto importante, con persone che intendevano di calcio come il DG Pierpaolo Marino, il primo direttore del nuovo Napoli, una persona con esperienza infinita. Anche De Laurentiis aveva già potenzialità e si intavedevano tutte. Sono stati molto bravi a fare tutto velocemente perché in pochi anni sono arrivati dalla Serie C alla Champions League, facendo ottime figure anche in Serie A. Credo che la scelta delle persone che hanno costituito il nuovo Napoli sia stata decisiva”.

Lo stesso Napoli sembra avere molta attenzione per un calciatore che lei conosce bene, ovvero Manuel Lazzari.

“Nel mio ultimo anno da calciatore (stagione 2013-2014, ndr) ho giocato proprio con lui alla Spal. Un ragazzo che è arrivato grazie ad umiltà e voglia di fare, si dedica totalmente alla professione. Ha grande corsa e velocità, è migliorato soprattutto tecnicamente, anche se secondo me può ancora fare meglio per giocare in una squadra top. Ora è pronto per club di media classifica di Serie A ma allenandosi e giocando con altri calciatori importanti può raggiungere un livello anche più alto. Il Napoli potrebbe prenderlo anche solo per farlo crescere, ad oggi però ha giocatori già importanti e formati. Lui a volte compensa una tecnica non ancora affinata con grande corsa e resistenza, scatta per tutta la fascia. Assomiglia molto a Maggio, quando giocava nel 3-5-2 di Mazzarri. Non ha la sua fisicità e la bravura nelle palle alte o in difesa ma è più rapido e offensivo come calciatore, anche se parliamo di giocatori molto simili”.

Per quanto riguarda la fase d’attacco degli azzurri, Milik sembra essere finito nell’occhio del ciclone per alcune prestazioni non esaltanti.

“Innanzitutto gli vanno fatti i complimenti, perché rientrare e fare gol importanti dopo due infortuni di questo tipo non è di certo facile. La piazza a volte desidera il centravanti di nome, un discorso che si può capire. Io credo che se giocasse con continuità farebbe almeno 15-16 gol”.

Non è un caso che, in questo momento, si facciano tanti nomi per l’attacco, tra cui persino quello di Ibrahimovic. Suggestione o possibilità reale?

“Sinceramente sui nomi come Mariano Diaz, Dolberg o Rodrigo non mi sbilancio perché bisognerebbe prima valutarli nel contesto, magari sono giocatori di prospettiva. Ibrahimovic potrebbe anche essere una cosa possibile, sembra sia interessato anche il Milan. Bisognerebbe vedere, sarebbe certamente un valore aggiunto a livello tecnico e caratteriale ma dovrebbe inserirsi, gioca molto per sé stesso e dovrebbe farlo anche per la squadra. Peraltro ora c’è anche grande turnover, nelle partite che contano potrebbe reagire male a un’esclusione. Si tratta di un’operazione che, nel caso, andrebbe valutata bene ma le doti del campione ovviamente non si discutono”.

Come detto, da calciatore ha vestito anche la maglia del Napoli. Pensa che la sua carriera sarebbe stata diversa se fosse rimasto in azzurro?

“Se fossi rimasto a Napoli la mia carriera sarebbe stata diversa ma quelli erano anche anni differenti, il Napoli era ancora in Serie C. L’anno dopo, ironicamente, andai a giocare con lo Spezia e dopo aver vinto i rispettivi gironi ci ritrovammo in Serie B nella stagione seguente, quella in cui il Napoli vinse il campionato con Juventus e Genoa. Feci una scelta giusta da un alto ma dall’altro la visibilità che avevo in azzurro non l’ebbi più nella mia carriera. Forse con un po’ di pazienza in più…ma volevo giocare, ero esuberante, la scelta fu fatta di comune accordo e il rapporto con la società è stato sempre buono. Continuo a guardare con grande piacere il Napoli, dà gusto perché gioca veramente un calcio bello e divertente”.

 

 

Claudio Agave