Qualora qualcuno lo avesse scordato, noi siamo il Napoli. Ancora il Napoli. Pur sempre e per sempre il Napoli. Indiscutibilmente, il Napoli. E’ questo il messaggio che gli azzurri hanno fatto recapitare nella notte del San Paolo, asfaltando in amichevole un rimaneggiato, poco concentrato, ma ugualmente rispettabile Monaco. E’ un’estate particolare, problematica, travagliata. Non sarà questa notte di agosto a cambiarne i connotati e a rivisitarne il giudizio. Un’estate in cui a farla da padrona sono stati tanti singoli nomi: troppi. Gente che va, gente che (non) viene. Un’estate fatta di parole, poche e a volte mal spese. Di feste non troppo ben riuscite. Di silenzi, in testa quelli del tecnico, che fanno rumore almeno quanto la sporadica e frastagliata contestazione ad opera di alcune frange della tifoseria. Ma il Napoli ancora c’è. E questa non è solo una frase di circostanza che viene fuori dal biglietto di auguri prestampato in omaggio a una lucida e brillante novantenne, ma un dato di fatto. Attuale. Il Napoli di oggi ha la stessa faccia del suo uomo più atteso: Manolo Gabbiadini. Impassibile agli occhi dei più. Che non tradisce emozioni, come un’anatra in uno stagno, che con la sua espressione innocua riesce a celare il fermento delle sue zampe che lavorando sott’acqua, e sottotraccia, la tengono a galla. Standard. Che si butti giù un boccone amaro, o si cali sul tavolo un poker entusiasmante. La calma olimpica, giacché è periodo di giochi, di chi pur conscio delle difficoltà e dello scetticismo altrui, sa di poter fare ugualmente leva su determinate certezze. In primis il gioco, che sorretto da una condizione fisica che pare già prossima il top, si conferma scintillante, entusiasmante, senza pari entro i confini nazionali e forse non solo. Nozioni precise, oramai assimilate da chi c’era già e prontamente trasmesse anche ai nuovi. Un insieme di codici ripetuti a memoria dai singoli dando vita ad un armonioso muoversi di squadra, capace, con le sue trame, di esaltare le caratteristiche di ognuno di loro. Ma i calciatori, lo sappiamo, non sono tutti uguali, perchè anche tra quelli forti, alla fine spiccano sempre i fuoriclasse, ed il Napoli ne ha ancora uno, a centrocampo, col numero 17. Ieri, capitan Marek Hamsik, è stato quasi imbarazzante ed offensivo, per quanto bello. E poi via via tutti gli altri. I nuovi, intenti a dimostrare di essere degni del contesto ed in grado di arricchirlo e che già dimostrano di divertirsi e sentirsi a proprio agio, vedi Milik ed i suoi scambi di fino con Insigne ed El Kaddouri. E poi soprattutto ci sono i vecchi, che senza scomporsi, malgrado la fastidiosa irriconoscenza che da un po’ ne accompagna i passi, ci tengono a rimarcare come fossero loro a comporre il Napoli e che loro il Napoli lo compongono e lo comporranno ancora. Perchè il Napoli è ancora il Napoli, anche senza Higuain. Anche con un mercato che non ha dato le attese risposte e che forse mai le darà. Con tanta voglia di dimostrare da quanto lontano, non solo a Brest, nascessero i 36 gol della leggenda ed il record dei punti. Senza fretta però, e soprattutto senza proclami. Testa bassa e lavorare: serenità e ambizione; spalle larghe e voglia di stupire. Con l’orgoglio ferito, il fuoco in corpo, l’ambizione di primeggiare e anche indispettito da chi ne ha ridimensionato la considerazione a causa di scelte altrui, impopolari e dolore, ma pur sempre altrui. E pazienza se ieri il San Paolo era semi deserto e nonostante l’alta stagione si avvertisse anche un po’ di fresco inusuale. Non c’è fretta. E chissà che non sia proprio questo clima atipico ad avvicinare ulteriormente questi ragazzi alla città. Simbolico è l’episodio singolare di Mirko Valdifiori, che lascia il San Paolo attraversando comodamente a piedi con il suo agente il quartiere di Fuorigrotta. Quasi come se Napoli tutto ad un tratto fosse diventata la sua Empoli. Così non è, evidentemente. E’ solo calcio d’agosto, troppo presto per qualsiasi tipo di considerazione definitiva, di tipo tecnico e non. Tornerà il campionato e con esso presto anche tutto il trasporto e le usuali e logiche pressioni che contraddistinguono questa piazza che di questa estate però ne ha fatto tesoro e ne ha preso gli aspetti migliori, proprio come la sua squadra. Il Napoli è oggi un vulcano quiescente, ma sempre pronto ad esplodere. La voglia di spaccare il mondo, celata dietro l’apparente serenità del basso profilo. 27 gol fatti e 0 subiti in pre-season. Un cuore che pulsa e che non vede l’ora di tornare a gioire portando via il freddo, ma di facciata un’espressione sobria che lo nega ad oltranza. Il Napoli c’è, bello e dannato, impaziente e affamato, eppur apparentemente sereno: una bomba pronta ad esplodere, ma con la faccia di Gabbiadini.
Andrea Falco