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“Amo Napoli e la pressione che genera la maglia azzurra. De Laurentiis è atipico…”

“Dopo tanti sacrifici posso dire che oggi sto vivendo un sogno”, a parlare è Koulibaly, lo fa a France Football. “In pochi si aspettavano di vedermi a certi livelli. Nella mia carriera ho visto molti compagni dal grande talento senza però che riuscissero ad emergere definitivamente. Sono un perfezionista, questo mi ha reso più forte. Ogni giorno cerco sempre di migliorare sotto ogni aspetto.  Il momento più difficile l’ho vissuto al Metz dove ho capito che per dare il meglio di me stesso dovevo vivere il calcio come una passione. Ricordo in quei frangenti di essere diventato insopportabile con amici e parenti perchè non riuscivo ad esplodere. Per questo motivo decisi di puntare tutto sugli studi, non nascondo che il calcio era diventato qualcosa di secondario”

Oggi è un calciatore affermato e riconosciuto da tutti, ambito dai più grandi club. Ma Koulibaly aveva già pronto il piano B ove mai non avesse raggiunto certi livelli nel calcio: “Se non avessi fatto il calciatore mi sarebbe piaciuto lavorare nel settore assicurativo e bancario visto che ero molto bravo in matematica. Anche l’insegnante di educazione fisica non mi sarebbe dispiaciuto”.

Koulibaly racconta anche il feeling che c’era con Rafa Benitez:“Tutti gli allenatori che ho avuto sono stati importanti per me, ma non potrò mai scordare Benitez. Ricordo di avergli chiuso il telefono in faccia per ben tre volte perché pensavo fosse uno scherzo da parte degli amici, poi ho scoperto che non era così: fu incredibile! Il trasferimento al Napoli doveva avvenire a gennaio, ma poi non se ne fece nulla. Rafa tornò alla carica e mi portò in azzurro l’estate successiva. A Napoli, la mia fortuna è che nei primi allenamenti non c’erano i big che erano impegnati con il Mondiale. Questo ha permesso a me di mettermi in mostra e farmi conoscere bene da tutti. Il mio ambientamento è stato veloce anche perchè volevo imparare subito l’italiano e capire le idee dello spogliatoio. Il fatto che non c’erano big mi ha tolto un po’ di quella normale soggezione che hai quando entri in uno spogliatoio e ti ritrovi di fronte fuoriclasse. Posso dire che amo la città di Napoli ed i napoletani sono davvero un popolo unico”

Si è ambientato in pochissimo tempo Koulibaly, uno degli idoli del popolo napoletano con cui ha stretto un rapporto importante: “A Napoli si vive di calcio, De Laurentiis ne è la prova. Lui è un presidente atipico, ma lavora tutto il giorno per farci migliorare: è una brava persona. Così come lui, anche i napoletani sono pazzi della nostra squadra. Noi in città quando giriamo dobbiamo farci foto e firmare autografi, penso che la mia famiglia conosca meglio di me le bellezze di questa città . Avere questa pressione e responsabilità non mi ha mai fatto paura: è l’essenza del calcio”. 

E’ osannato dal popolo, ma non solo quello che riempie gli spalti. Un super tifoso, qualche mese fa ha chiesto la maglia di Koulibaly. Maradona, non uno qualunque… “Non potevo crederci che uno come Maradona potesse chiedere la mia maglia. Pensavo fosse uno scherzo, la richiesta di Diego mi ha scioccato! Quando poi qualche giorno dopo mi mandò la foto per ringraziarmi ero incredulo! Mi ha fatto davvero onore tutto questo, un giorno spero di incontrarlo”

L’esperienza italiana di Koulibaly, però, non è fatta solo di sorrisi: “Quello che accadde contro la Lazio mi ha infastidito non poco. E’ triste vedere come una parte del pubblico di gridi contro solo perchè hai un colore di pelle diverso dagli altri. Per colpa di questa gente l’Italia ha una cattiva immagine. A fine gara una bambina mi si avvicinò per dirmi che era dispiaciuta per l’accaduto ed io gli regalai la mia maglietta. Queste minoranza vanno isolate e non bisogna fare di tutta un’erba un fascio”