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Sarri conquista tutti: “Scandaloso scoprirlo così tardi”

Il distillato di arte applicata al calcio, mostrato dal Napoli nei primi 30′ della sfida con il Milan, ha posto di nuovo l’accento sull’enorme bravura di Sarri, ma non solo. Ha anche riaperto la discussione sull’ingresso tardivo nel calcio d’élite del tecnico di Figline (nato a Napoli) e sull’esistenza o meno della meritocrazia nel calcio italiano. A spingere questo tema oltre gli argini, è stato l’ex commissario tecnico della Nazionale Italiana e fresco dimissionario dal Valencia Cesare Prandelli. “Il calcio italiano è uno scandalo – ha attaccato dai microfoni di Premium Sport l’ex Ct – non può un allenatore così bravo come Sarri arrivare così tardi nel grande calcio”.

Un commento netto, definitivo, al quale seguono ulteriori spiegazioni. “Devo fargli i complimenti, perché è sempre riuscito a migliorare squadre già forti prima del suo arrivo. Anche a Valencia, con i giocatori, parlavamo bene degli azzurri”.

Poche settimane prima, in effetti, dalla Spagna Prandelli aveva confidato: “Il Napoli è la squadra più spagnola delle italiane e per questo ai club della Liga fa paura. Quando al Valencia guardavamo le partite di Champions League, i giocatori mi dicevano che il Napoli è la squadra più forte d’Europa“.

Infine, e in questo senso, l’ex Ct dell’Italia ha detto la sua anche sul prossimo confronto con il Real Madrid. “Il Napoli non parte battuto, a livello tattico se la può giocare, anche se il Real ha interpreti straordinari“. Un attestato di stima importante ma non il primo espresso da Prandelli. Il destino ha voluto che proprio l’ex Ct premiasse, a nome dell’Assoallenatori, l’attuale tecnico nel Napoli nell’edizione 2015 di Football Leader e anche in quella occasione certificò il lavoro dell’allora allenatore dell’Empoli. “È arrivato troppo tardi in serie A, spero resti per molti anni. Sarri trasmette la voglia di giocare a calcio“.

Fu facile profeta, perché da Amalfi, dove si tenne il premio il 4 giugno, il buon Maurizio il giorno dopo andò a Napoli per incontrare De Laurentiis. Il produttore della Filmauro scelse lui per sostituire uno degli allenatori più famosi del mondo, il pluridecorato Benitez. Una scelta a dir poco coraggiosa, visto che Sarri aveva appena concluso il suo primo campionato di A con l’Empoli. A posteriori, è fin troppo semplice dire che De Laurentiis ha avuto la vista lunga, in realtà il calcio italiano dovrebbe interrogarsi sulle possibilità che concede a tecnici che, come Sarri, propongono calcio e danno un’impronta specifica alle proprie squadre, sublimando le qualità dei calciatori a disposizione in virtù di una cultura del lavoro di campo innovativa e perseverante.

L’emersione nel calcio d’élite di Sarri è stata affatto semplice: ha iniziato per pura passione nel 1990 con lo Stia e con la Faellese e solo 12 anni dopo aver vinto diversi campionati minori ha esordito nel calcio professionistico. La sua idea di calcio, al di là dei moduli di gioco, è sempre stata propositiva e moderna e la difende a costo di contratti. Non è un caso che decida di dimettersi, per diverse ragioni, dalla guida di Sangiovannese, Pescara, Avellino e Alessandria. Non trova, inoltre, sempre terreno fertile per le sue idee, anche per l’atavica scarsa pazienza di molti presidenti: dal 2007 al 2011 viene esonerato per ben quattro volte (dalle panchine di Arezzo, Verona, Perugia e Sorrento) ma non demorde. L’Empoli diventa la sua isola felice, il presidente Corsi e il ds Carli i suoi mentori. Prima dell’approdo a Napoli, dove si impone a livello internazionale. E il bello deve ancora venire.

 

Di Ilaria Caterina Mondillo