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Jorge Valdano: “Il calcio di Sarri è affascinante. Allenare il Napoli? Un onore”

Jorge Valdano, ex calciatore e direttore generale del Real Madrid, ha rilasciato una lunga intervista a “ll Mattino”:

Conosco Sarri e vedo il Napoli ogni volta che posso. È una squadra che mantiene un rigore tattico caratteristico del calcio italiano, però con un senso dell’avventura che è molto lontano dal calcio che critico e vicino a quello che mi piace. Albiol e Callejon? Sono giocatori affidabili che non si faranno spaventare dalla visione dello stemma madrileno.

Il Real Madrid ha una rosa ampia che permetterà a Zidane di scegliere tra diverse opzioni tattiche per vincere. Però il Napoli è una rivale temibile e il San Paolo uno stadio intimidatorio. Zidane? Dalla sua venuta al Madrid, non ha commesso errori e non per questioni di fortuna, ma di gestione del talento.

I giocatori gli credono, contiene i conflitti con la naturalezza di Ancelotti e vincendo la Champions ha rafforzato la sua fiducia come allenatore. Benitez? Pensava di arrivare al Real Madrid che aveva lasciato quasi venti anni prima. Invece si è trovato un universo nuovo con un calcio che doveva convivere con il marketing, con una diversa rete sociale e con la nuova condizione di calciatori diventati eroi. Aveva sicuro bisogno di più tempo, però il calcio di oggi non ha tempo e il Real Madrid meno ancora.

Il Real Madrid arrivò al futuro prima degli altri, ma questo i suoi critici non sembrano capirlo. Anche Santiago Bernabeu anticipò il suo tempo e proprio la sua visione differente permise al Real Madrid di diventare il miglior club del ventesimo secolo.

Il sentimento è parte integrante del calcio e da esso dipende il suo esito universale, però non dimentichiamoci che è dai soldi e dagli affari che dipende la sopravvivenza. Maradona? L’ammirazione è quella di sempre, però ora dovremmo porci delle domande complicate. Nell’86 vivemmo una esperienza meravigliosa e indimenticabile. In quella squadra maturò un genio Diego che in quel mese era in uno stato di grazia. Per il resto, facciamo finta di essere in un processo e io le dico: non commettiamo errori, proseguiamo con le domande.  

Antonio Conte? E’ un grande allenatore, e non perché ha umiliato Mourinho, ma per come si adatta alle necessità dei giocatori di oggi, che, in un gioco perverso, ogni giorno si sentono meno liberi diventando pezzi della sua scacchiera. In quanto a Mourinho, è un altro grande allenatore che ha inteso molto bene l’importanza della periodizzazione negli allenamenti.

Gonzalo Higuain? I giocatori sono mossi più dal desiderio di gloria che dal denaro. Però il calcio è indiscutibilmente una manifestazione capitalista e un simbolo della globalizzazione. E la globalizzazione ha un comandamento principale: ogni giorno pochi ricchi hanno tutto e molti poveri non posseggono nulla.

Lei da che parte sta? Dopo, noi possiamo prendere un caffè e possiamo tornare romantici, però, prima, è difficile scappare da questa trappola. Il calcio sta dentro la società e anche dentro l’economia. Non bisogna demonizzare gli affari, ma la corruzione. Ho smesso di allenare perché era un compito adatto a persone ossessive e io, invece, sono un dispersivo.

Se mi offrissero un’altra vita allora ne passerei una buona parte ad allenare. Compreso il Napoli, se mi concedesse l’onore di chiamarmi. Però temo che la vita sia una sola e dedicarla interamente al calcio, nonostante sia una attività appassionante, mi pare eccessivo”.