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Azzurro Sbiadito: Maurizio Restelli e Massimo Mattolini

Mattolini effettua una parata durante Verona-Napoli

Restelli Mattolini – Stavolta la rubrica Azzurro Sbiadito si sdoppia, per parlare di due giocatori che – a loro tempo – transitarono al Napoli senza lasciare un ricordo drammatico ma furono allontanati dopo un solo anno. In prossimità di Napoli-Fiorentina, infatti, sembra impossibile dimenticare (soprattutto per i tifosi partenopei più esperti e navigati) il doppio acquisto che gli azzurri effettuarono proprio dai viola nella stagione 1977-1978. Maurizio Restelli e Massimo Mattolini hanno avuto storie calcistiche diverse, legate però a doppio filo soprattutto dalla militanza in entrambi i club e dalla condivisione di una stagione tutt’altro che esaltante (ma nemmeno estremamente deficitaria) trascorsa con i colori della squadra campana.

Azzurro Sbiadito: Maurizio Restelli e Massimo Mattolini, due amori fugaci per il Napoli

La storia napoletana di Maurizio Restelli, centrocampista di quantità e spessore che correva in maniera clamorosa per il campo a raccogliere palloni (un mediano molto vicino alla concezione del tempo a livello di grinta e personalità anche se forse avvicinabile anche ai tuttofare di oggi) visse di tanta normalità e di un acuto, generatosi nella finale di Coppa Italia di quella stagione. Dopo un tranquillo piazzamento in Coppa UEFA per la stagione successiva, gli azzurri cercarono di mettere le mani sulla competizione nella sfida contro l’Inter. Il Napoli passò in vantaggio e a segnare fu (in maniera inattesa) proprio Restelli, che in quell’occasione mise a segno la sua unica rete con la maglia dei partenopei. Purtroppo i nerazzurri portarono a compimento una rimonta che si concretizzò nei minuti finali di gara, battendo il Napoli e privandolo del trofeo. Restelli, uno dei migliori in campo e, più in generale, un giocatore di sicuro affidamento, sembrava dover essere un punto fermo della squadra anche nelle stagioni successive. Invece, inaspettatamente, fu sacrificato dalla dirigenza in favore di Filippi, con Restelli che tornò proprio alla Fiorentina e poi si “vendicò” anni dopo (nel 1982) sul Napoli, segnandogli un gol decisivo con la maglia del Cagliari e scaricando, forse, rabbia e frustrazione accumulate per lungo tempo dopo la mancata riconoscenza mostratagli dal club partenopeo. Nella sua unica stagione a Napoli Restelli giocò comunque 29 partite in campionato, dando un grande contributo alla causa in svariati momenti chiave della stagione.

La figurina di Maurizio Restelli

Nessun lieto fine

La storia di Massimo Mattolini, invece, in termini generali assume contorni persino tragici. Cresciuto con la Fiorentina sin dalle giovanili, insieme a Restelli viene ceduto al Napoli nella stagione 1977-1978 nell’ambito di uno scambio con Pietro Carmignani. Mattolini, che aveva 24 anni, fu ceduto al Napoli dopo la prima e unica stagione vissuta da portiere titolare con la casacca della Fiorentina. Una stagione che, peraltro, si rivelò essere anche l’ultima in assoluto con il club nel quale era cresciuto. Anche lui, come il collega già citato, giocherà 29 partite nel campionato, subendo 28 reti (tra cui anche un autogol contro il Perugia). E, come Restelli, anche lui verrà lasciato andare dopo appena una stagione. Mattolini andrà al Catanzaro, dove farà bene il primo anno per poi mostrarsi come uno dei punti deboli della rosa nel successivo. In seguito la sua carriera si dividerà tra varie squadre di medio profilo che contribuiranno a fargli raggiungere l’importante cifra di 125 presenze complessive in Serie A. Purtroppo, come detto, la storia di Mattolini sfocia nella tragedia: ad appena 56 anni, infatti, l’ex portiere muore a causa di una malattia renale. Malattia che secondo alcune dichiarazioni rilasciate a L’Espresso da parte di Ferruccio Mazzola, fratello di Sandro, si pensava potesse essere correlata a una presunta somministrazione inconsapevole di doping ai tempi della Fiorentina, lo stesso che avrebbe poi portato alla scomparsa di tantissimi calciatori militanti in quella squadra proprio in quegli anni, tra cui Stefano Borgonovo e – recentemente – Giancarlo Galdiolo. Proprio Mattolini, in un’intervista rilasciata nel 2004 al quotidiano Avvenire, ammise strane attività nella sua militanza in maglia viola: “I sospetti su quella Fiorentina degli anni ’70 in cui ho giocato li comunicai in forma epistolare al giudice Guariniello, che mi convocò alla Procura di Torino. Gli confermai che mi sembrava strano ci fossero state tutte quelle morti e quei malati in una sola squadra. In quegli anni prendevamo farmaci da tutte le parti. Quando a primavera avevo un calo atletico, era normale che mi facessero iniezioni di Cortex (corteccia surrenale) per 7-10 giorni. Ora, che tutto questo mi abbia fatto perdere la funzionalità dei reni non posso dirlo con certezza, ma sarei contento se qualcuno lo facesse. Ciò che posso dire è che l’Epo a me lo davano quando ero in dialisi e mi sembra grave, come è stato dimostrato, che lo somministrassero a calciatori sani. Se davvero qualcuno ci ha dato delle sostanze sapendo che avrebbero nuociuto alla nostra salute è giusto che paghi. Così come non devono farla franca quelli che oggi praticano il doping sulla pelle dei giovani”. Purtroppo, almeno per adesso, in sede penale l’appello di Mattolini è rimasto inascoltato. E la sua triste storia non è servita a generare risultati concreti su questo mistero del calcio nostrano.