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EDITORIALE – Padroni del calcio, state attenti che state facendo stufare il vostro unico finanziatore: il tifoso

Tifosi al San Paolo

di RAFFAELE AURIEMMA

Qui il problema è molto più ampio della singola disputa tra i tifosi (non tutti) e De Laurentiis per il mercato estivo poco sfavillante oppure per il prezzo (decisamente esagerato) delle Curve al San Paolo modello WC. Forse non tutti hanno capito che il fenomeno è molto più ampio ed abbraccia gran parte del calcio italiano, diciamo quella parte più sensibile e passionale dello stesso: i tifosi. Chi governa (molto male) il pallone italico è troppo concentrato sul profitto da realizzare senza dimenticare che il fruitore del prodotto calcio è anche quello che lo anima, che lo rende vivo, che gli permette di essere lo sport più seguito sulla crosta terrestre. E’ grazie alla sconfinata passione della gente che i gestori delle grandi società possono permettersi di avere a bilancio il 70 per cento del reddito, già garantito in partenza, senza sforzo alcuno: quello derivante dai diritti tv. E chi crea il tesoretto per la redistribuzione del quantum a tutti i club della serie A? Sempre loro, i tifosi. Ho la sensazione che chi gestisce (malissimo) le vicende del pallone italiano abbia ormai dimenticato (o forse non l’ha mai capito) tutto questo e considera quel reddito del 70 per cento come una grazia divina, una manna caduta dal cielo e da incassare a prescindere da ogni altro umano episodio. E no, non è così, perché se il tifoso si stufa di essere spremuto sempre di più ed avere sempre di meno, in termini di spettacolo e di partecipazione alle vicende del club, amici miei, la giostra si fermerà definitivamente. Gli imprenditori del pallone vogliono sempre di più e danno sempre di meno, basti guardare ai due abbonamenti tv da sottoscrivere per seguire il campionato dei serie A, senza dimenticare il lato per nulla ospitale dei cadenti stadi italiani. Fate attenzione, evitate che le famiglie si stufino di svenarsi per uno spettacolo sempre meno performante e ricordatevi che siete degli imprenditori fortunati, perché la vostra azienda (la società di calcio) non è una fabbrica di scarpe, non avete bisogno di pubblicizzare il vostro prodotto, di investire sempre di più nella tecnologia, nella distribuzione, non dovete lavorare sul design, lottare con i vostri concorrenti; voi, ogni stagione vi ritrovate in cassa quelle risorse (sconfinate) sol perché fate scendere in campo una squadra di calcio in serie A. E tutto questo ve lo permette il tifoso, quello che voi considerate come una mucca da mungere e non come un socio che non chiede la distribuzione del vostro dividendo, ma solo di vivere come prima la gioia del calcio.