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Ancelotti alla Feltrinelli: “Il calcio è una metafora della vita. A Napoli si sta da Dio!”

ANCELOTTI FELTRINELLI DEMONI – L’allenatore del Napoli, Carlo Ancelotti, è intervenuto alla Feltrinelli di Napoli per la presentazione di “Demoni“, libro del giornalista Alessandro Alciato per il quale Ancelotti ha scritto la prefazione. A moderare l’evento il giornalista Marco Nosotti. Ecco quanto dichiarato da Ancelotti: “La premessa è che sono volentieri qui per appoggiare questa fatica letteraria dell’amico Alessandro, con lui abbiamo fatto il primo libro “Preferisco la Coppa”, se però vogliamo parlare di calcio secondo me ne capite poco (ride, ndr). Le luci della ribalta tante volte nascondono le difficoltà che hanno tutti questi personaggi che sono al centro dell’attenzione. Nel mio mestiere hai a che fare con delle persone, ragazzi giovani con poca esperienza. Le difficoltà che affronti quando sei giovane ti sembrano ancora più grandi. Lo spogliatoio è un luogo sacro proprio per quello, è lì dove si vedono realmente le persone. Si parla di Ibrahimovic, la ribalta gli dà un’immagine totalmente diversa da quella dello spogliatoio. La vita è come il calcio, le difficoltà che abbiamo nel mondo del calcio dobbiamo considerarle come opportunità per crescere. Facile non è, ma non ci dobbiamo prendere troppo sul serio e troppo negativi, ne tanto meno troppo positivi. Occorre sempre il massimo equilibrio e la massima obiettività, a volte un problema che sembra essere grande ha una soluzione semplice, non bisogna mai considerare una difficoltà un qualcosa di insormontabile. La vicenda vissuta da Kaladze fu particolare per noi, ha mostrato sempre tanta dignità e noi abbiamo fatto lo stesso nei suoi confronti non calcando la mano sulla brutta vicenda che lui ha vissuto. Ho mai avuto demoni? Si, ci sono stati momenti di difficoltà, non li ho mai considerati gravissime cose forse anche perché ero un po’ incosciente. Questi mi hanno formato caratterialmente, indicandomi quali sono le cose più importanti. Esistono infortuni sul lavoro, ma credo ci sono cose più importanti di una sconfitta ad esempio. Il calcio è una metafora importante della vita, ma bisogna mettere l’attività che facciamo nel posto giusto. La vita è piena di problemi molto molto più gravi. Poi c’è un paradosso della vita, quanto ci teniamo addosso le cose negative, dimenticando velocemente quelle positive. A Napoli si sta da Dio!

I sei minuti di follia di Istanbul mi hanno segnato? È un episodio di un percorso che tu fai dove ci sono cose positive e negative, ma se devo scegliere mi rimane addosso il 2007, il 2003 e cercando di farmi rimanere poco addosso il 2005. C’è chi dice che non bisogna festeggiare pensando subito alla partita dopo, no! Io dico che bisogna festeggiare, così si può pensare bene alla partita successiva. Il mestiere che facciamo ci piace e ci diverte, a volte riusciamo ad incartarla anche ai giornalisti (ride, ndr). Momenti informali con i giocatori? Forse andiamo un po’ fuori tema col libro, ma la gestione di un gruppo di lavoro è complessa ma anche molto semplice, hai a che fare con persone che devi crescere, far maturare e rendere responsabili, si fa in maniera formale ed informale. Come gestivo Shevchenko ed Inzaghi? Era una coppia che ha giocato il più delle partite, sono due caratteri assolutamente diversi, a livello individuale devi rapportarti in maniera diversa. Magari Shevchenko parlava di meno per i problemi con la lingua, quindi guardava le cose piuttosto che sentirle. Non hai trovato demoni nei giocatori, il demone per un allenatore può essere il calciatore egoista, poco professionale, ma soprattutto adesso è abbastanza professionale, molto di più di quando giocavo io. Il mio rapporto con Sacchi? Era un allenatore che pretendeva molto dagli altri e soprattutto da se stesso, credo che quello sia stato il motivo del suo stress. Bisogna imparare a gestirlo, diventa un allarme ed una preoccupazione, per chi lo gestisce bene diventa energia. Noi tutti abbiamo stress, ma nello stesso tempo ci sono motivi che creano energia. La mia esperienza con lo stress? Quello che faccio mi piace ma è uno stress relativo, quando capisco che sta diventando una pressione non lo faccio salire a mille. A Napoli non ci sono demoni? Ci siete solo voi due (ride riferendosi ad Alciato e Nosotti, ndr), tutto il resto è paradiso!”.