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Corbo duro: “Non si può pareggiare con il Chievo: a gennaio serve una punta!”

CORBO NAPOLI EDITORIALE – Il giornalista de La Repubblica, Antonio Corbo, nel day-after il pareggio degli azzurri contro il Chievo Verona ha sottolineato i limiti della squadra allenata da Carlo Ancelotti e criticando l’impatto delle riserve in campo.

La Champions irrinunciabile, ma che figura quel pareggio

“In questo pareggio triste come una sconfitta si legge la segreta verità di un cambio di panchina. Ancelotti ha invertito la gerarchia degli impegni. Considera la Champions più importante della serie A, dominata da una Juve che viaggiando a bassa velocità è già otto punti avanti. Avrà pensato più alla Stella Rossa da battere al San Paolo mercoledì sera che al Chievo ultimo in classifica. Si spiega una formazione stravagante e confusa. Tutto il contrario di quel Napoli che preferì un anno fa schierare i titolari contro il Benevento, per poi consegnarsi allo Shakthar. Rinuncia e sconfitta mai perdonate dalla società a Sarri. Coincidono stavolta le ambizioni personali del nuovo allenatore con gli interessi economici del club: è nei patti che il Napoli debba andare in Champions più avanti possibile, ed è nella realtà che lo scudetto non sia più un pensiero ossessivo del Napoli dal giorno del contratto di Cristiano Ronaldo con la Juve. In questo Ancelotti tradisce la vocazione internazionale, la sua statura di allenatore specialista in Champions, sente l’Europa come un irrinunciabile status symbol. Ma non si può pareggiare con il Chievo, ultimo con un solo punto, 28 meno del Napoli. E bisogna capire perché. Il primo motivo è l’attenzione dell’allenatore per un campionato più prestigioso. Ne derivano gli altri. La scelta di sventrare la formazione a centrocampo (da destra a sinistra: Callejon, Diawara, Zielinski e Ounas) debilitata là dove si forma il gioco. Ne falsa i sistemi di costruzione. Ma dà anche l’illusione agli stessi giocatori che siano entrati in campo con la vittoria cucita sulla pelle, che il Chievo sia solo una vittima da sacrificare piuttosto che un una quadra insidiosa e ben schierata, appena affidata al terzo allenatore della stagione, il preparato Domenico Di Carlo, di certo più determinato di quel genio eternamente incompreso di Ventura. L’illusione porta alla presunzione. Accade così che giocatori come Insigne, Mertens e Callejon si assentino nel primo tempo. Con un centrocampo inedito e troppo leggero, il gioco è affidato a iniziative individuali”.

A gennaio serve una punta!

“Non è certo il peggiore Ounas, ma la sua giocosa fragilità non rende. Poco vale la modifica che porta a fine primo tempo Ounas a destra, Mertens a sinistra, in avanti il tandem Insigne-Callejon. Un fumoso 4-2-4, a pensarci. Due anomalie sono evidenti. In difesa a sinistra c’è Hysaj per coprire Ounas, ma non ha piedi sapienti per proporre qualcosa d’interessante. In attacco la raffica di corner non trova una testa che svetti. Giusto cambiare. Tardivo l’ingresso di Mario Rui, inefficaci quelli di uno stanco Allan per Diawara e di Milik per Ounas, anche se cambia ilmodulo.Dal 4-4-2 al 4-2-3-1 con Milik prima punta, Callejon, Mertens e Insigne nel classico terzetto offensivo. C’è di sicuro maggiore intensità, ma Milik è ancora sulle gambe, lento nel guizzo in area. Prova a schiodare la partita un intraprendente Koulibaly con attimi da attaccante carterpillar. Continuando così, con Verdi fuori e magari con il passaggio di turno in Champoins, è necessaria una punta a gennaio. Rimane il fondato dubbio di un rigore per la violenta spallata di Obi a Callejon nel primo tempo. L’arbitro Daniele Chiffi è ingegnerie gestionale a Padova. Grave che proprio lui non creda nelle tecnologie, né il barese Nasca gli consiglia l’immagine Var. Due omissioni che penalizzano il Napoli. È facile introdurre nuovi congegni, impossibile piegare gli arbitri ai loro doveri.