In occasione dell’evento organizzato da FIGC, USSI e Ordine dei Giornalisti “Il calcio e chi lo racconta”, l’arbitro Paolo Valeri è stato interpellato da vari giornalisti soprattutto su un argomento in particolare: l’utilizzo del VAR. Il fischietto italiano, tra i più esperti e conosciuti al giorno d’oggi, ha parlato del nuovo strumento tecnologico cercando di dire la sua soprattutto sulle differenze rispetto al passato, non mancando di evidenziare come in effetti possa esserci un po’ di reticenza, che però non si trasforma mai in resistenza o clamoroso rifiuto, nell’usare la tecnologia di supporto.
L’arbitro Valeri parla del VAR e del suo utilizzo
Ecco alcune delle parole più interessanti proferite da Valeri: “In Italia in questo momento abbiamo una certa disparità tra alcuni arbitri. Ad esempio, c’è Rocchi che ha arbitrato più di 200 partite, magari altri ne hanno fatte 6-7 in massima serie. Io ho iniziato ad arbitrare nel 1994 a 15 anni, fino all’anno scorso ho imparato a prendere decisioni immediate. Poi è arrivato il VAR, che corregge la tua decisione e cambia il modo di arbitrare. Sicuramente qualche resistenza può esserci ma posso dire che tutti gli arbitri sono a favore dello strumento perché ci consente di essere più tranquilli. La resistenza, se c’è, ormai è solo inconscia: nei prossimi anni arriveremo all’uniformità. Quest’anno il VAR sembra che sia un disastro, abbiamo commesso degli errori e non vogliamo difendere l’indifendibile, però chiediamo ancora del tempo per comprendere meglio le possibilità della tecnologia. Il VAR fortunatamente abbassa di un 90% la percentuale di errore, a volte invece addirittura l’annulla totalmente”.