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Interviste Napoli

Aggressione assurda al centro storico di Napoli: “Mi ha messo il guinzaglio al collo, pensavo di morire. Donne: denunciate!”

AGGRESSIONE NAPOLI GUINZAGLIO – La compagna vuole lasciarlo. Lui si ribella, la trascina in strada e la porta “al guinzaglio” come un cane. E’ successo sui gradoni di Chiaia, in pieno centro a Napoli. L’uomo è stato arrestato dagli agenti della Polizia Municipale del capoluogo e condannato, per direttissima, a un anno e 4 mesi di detenzione. Ha messo al collo della sua compagna, che lo voleva lasciare, il guinzaglio del cane ma è stato arrestato dagli agenti della polizia locale. Giudicato per direttissima è stato condannato a un anno e 4 mesi.

 

L’AGGRESSIONE

“Ero stanca di subire minacce: avevo deciso di lasciarlo, è peggio di una bestia”. Quando lui ha capito che Stella sarebbe andata via sul serio, ha finto di accettare, ma dopo aver visto i bagagli, l’ha picchiata fino a farle perdere i sensi. “Si è messo a piangere e si è mostrato dispiaciuto ma ero decisa a lasciarlo perché non riuscivo più a vivere nella paura – spiega meglio la vittima – ha aspettato che chiamassi il taxi per aggredirmi in strada, gettandomi il cellulare addosso e colpendomi ripetutamente”. La scena più brutale fa ancora rabbrividire Stella mentre la racconta. “Ha strappato il collare del mio cane, che amo moltissimo e stavo portando via. Me l’ha infilato al collo trascinandomi per tutti i gradoni di Chiaia finché i miei occhi si sono chiusi”. La voce della donna è spezzata dalla paura ma in fondo, il peggio è passato. «A un certo punto non ricordo più nulla: ho in testa le urla della gente che inveiva contro di lui, questa è l’ultima scena che mi è rimasta impressa prima di svenire». Questo dichiarato a Il Mattino. Adesso Stella riesce a sorridere ma la paura non è svanita. «Ringrazio l’unità operativa, affari generali della polizia municipale, comandata da Bruno Capuano, che è intervenuta salvandomi la vita – conclude la donna – però voglio fare un appello alle istituzioni e a tutte le forze dell’ordine di continuare a seguire me e le donne come me che trovano il coraggio di denunciare perché non vogliono morire».