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Sarri si confessa: “Amo i napoletani, fedeltà al 110%! Le bandiere? L’ultima è stata Totti. Futuro? Faccio solo scelte professionali”

Sarri
Candidato numero 1 a sedere sulla panchina della Juventus come successore di Massimiliano Allegri, Sarri ha rilasciato un'intervista a Vanity Fair, nella quale parla del suo prossimo futuro.

SARRI CHELSEA TECNICO – Indiscreto non lo è mai stato Maurizio Sarri. L’attuale, ma ancora per poco, tecnico del Chelsea, si trova al centro di un uragano di notizie che riguardano il suo quasi certo trasferimento a Torino. Candidato numero 1 a sedere sulla panchina della Juventus come successore di Massimiliano Allegri, Sarri ha rilasciato un’intervista a Vanity Fair, nella quale parla del suo prossimo futuro.

Sarri a Vanity Fair

Dalla nostalgia dell’Italia al suo modo di pensare il calcio e non solo. Ecco un estratto dell’intervista che verrà pubblicata integralmente mercoledì 5 giugno: “Per noi italiani il richiamo di casa è forte. Senti che manca qualcosa. È stato un anno pesante. Comincio a sentire il peso degli amici lontani, dei genitori anziani che vedo di rado. Ma alla mia età faccio solo scelte professionali. Non potrò allenare 20 anni. È l’anagrafe a dirlo (…) È roba faticosa, la panchina. Quando torno a casa in Toscana mi sento un estraneo. Negli ultimi anni ci avrò dormito trenta notti.

I napoletani conoscono l’amore che provo per loro, ho scelto l’estero l’anno scorso per non andare in una squadra italiana. La professione può portare ad altri percorsi, non cambierà il rapporto. Fedeltà è dare il 110% nel momento in cui ci sei. Che vuol dire essere fedele? E se un giorno la società ti manda via? Che fai: resti fedele a una moglie da cui hai divorziato? L’ultima bandiera è stata Totti, in futuro ne avremo zero.

Il concetto di vittoria a ogni costo? Un’estremizzazione che annebbia le menti dei tifosi e di alcuni dirigenti – cosa che mi preoccupa di più. È sport, non ha senso. Non si può essere scontenti di un secondo posto.

È un modo di giocare a calcio e basta. Nasce dagli schiaffi presi. L’evoluzione è figlia delle sconfitte. Non solo nel calcio. Io dopo una vittoria non so gioire. Chi vince, resta fermo nelle sue convinzioni.

Una sconfitta mi segna dentro più a lungo, mi rende critico, mi sposta un passo avanti. Mio nipote mi fa leggere la pagina facebook Sarrismo e Rivoluzione. Si divertono, io sono anti-social, non ho nemmeno whatsap”.