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Zenga a cuore aperto a Radio 2: “La mia vita, i rimpianti e… fare l’influencer!”

Zenga

L’allenatore Walter Zenga si confessa a cuore aperto a “I Lunatici” di Radio 2. Tra aneddoti, rimpianti e ambizioni future. Gioie e dolori. In attesa di una chiamata in panchina (“Si fa il mio nome per l’Udinese? Spero che ci sia qualcosa di concreto”) e una carriera mancata da influencer

LA VITA E LE VITTORIE “Non dimenticherò mai la finale di Coppa Uefa con il Salisburgo, che vincemmo uno a zero. La mia ultima partita con l’Inter, la serata perfetta. Se uno avesse dovuto scrivere il finale di un film, quello sarebbe stato davvero il finale perfetto. Sapevo da un po’ che dovevo andare via, anche se il presidente Pellegrini continuava a negare. Quella sera fu tutta la mia vita”.

RIMPIANTI AZZURRI “L’unica cosa che non s’è detta di quel torneo è che abbiamo vinto sei partite, ne abbiamo pareggiata una e siamo arrivati terzi. È qualcosa di impensabile, purtroppo con l’Argentina perdemmo ai rigori e fu una brutta botta. Mai come in quel mondiale c’era una squadra che meritava di vincere e quella era l’Italia”.

NEMO PROPHETA IN PATRIA  “A marzo, quando il Venezia mi ha esonerato, non ho dormito. Vivo il mio lavoro al cento per cento, quando alleno mi sveglio anche la notte e mi metto a studiare determinate situazione di gioco. A Genova con la Sampdoria stavo facendo cose regolari, mi hanno esonerato e per poco non vanno in Serie B. Ma nessuno me lo ha riconosciuto. Ho una retrocessione col Crotone, ma nel girone di ritorno abbiamo fatto un campionato pazzesco. Appena è venuto fuori il mio nome per l’Udinese, è subito uscita una falsa notizia secondo la quale sarei indeciso perché dovrei fare un programma televisivo. Ma come si fa a scrivere una cosa del genere?”

INFLUENCER “Quando ho iniziato a giocare a calcio ho sempre fatto radio, televisione, registravo e presentavo programmi, è sempre stata una passione parallela a quella del calcio, volevo diversificare la mia attività. L’Uomo Ragno? Ero stato escluso dalla nazionale di Sacchi, uscendo dallo spogliatoio allacciandomi la tuta canticchiavo “Hanno ucciso l’uomo ragno” degli 883 e sono diventato l’Uomo Ragno. Era prima dei mondiali del 1994. Il mio soprannome originale era quello che mi diede Gianni Brera, deltaplano“. Nonostante questa doppia vita, però, Zenga chiude con un paio di precisazioni. “Io playboy? Un playboy è sempre su piazza, io invece mi sono sposato sempre. Mi chiedo oggi cosa sarebbe stato di me con i telefonini e i social rapportati al mio tempo. Sarei stato un influencer? Forse, ma probabilmente non mi sarei sposato!”.