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Napoli, si è smarrita la macchina del gol

Dries Mertens

La giostra, Napoli lunapark, azzurri sette bellezze, la gioiosa macchina da gol. Sembrano lontani i tempi in cui impazzavano sul web e sulle testate nazionali questi connotati annessi agli azzurri. I cambiamenti di modulo e le rotazioni continue di Ancelotti stanno disorientando gli attaccanti: Milik da recuperare, preoccupano Callejon e Insigne.

Napoli, si è smarrita la macchina del gol

Il Napoli non sa più segnare, o almeno non lo fa con quella entusiasmante continuità atavica delle scorse stagioni. Tante occasioni e pochi gol. La squadra di Carlo Ancelotti non sta vivendo un grande momento in generale, complice anche la disfatta al San Paolo gelato da un volenteroso (seppur modesto) Bologna. E come si spiega la recente sterilità degli attaccanti? Rispetto al recente passato il team azzurro sta producendo azioni di qualità inferiore, oltre a realizzare meno. Una squadra che ha poggiato le proprie fortune sulle qualità di Mertens (8 gol, solo 4 in campionato), l’unico rappresentante del reparto offensivo azzurro a mantenere le attese (pur non rispettando i parametri degli ultimi tre anni), non può e non deve adagiarsi solo sulla buona vena del belga.

Milik, quando è disponibile, fa sentire il suo apporto (5 gol al momento), ma tant’è. I peggiori sono José Callejon (1) e Lorenzo Insigne (3), che stanno disputando, relativamente alla loro capacità di battere le porte avversarie, la loro peggiore stagione.

Lozano (2) e Llorente (terzo gol stasera in campionato) non hanno un gran feeling con la porta, rimarcando quanto la prestazione offensiva si sia deteriorata da un anno all’altro. Per non parlare di Ruiz (1) e Zielinski (a zero), che non sono attaccanti, certo, ma hanno tutte le qualità per andare con regolarità in gol. Di sicuro ci saranno anche ragioni non tecniche: dopo un periodo nel quale le questioni di spogliatoio sono deflagrate finendo per abbattersi su una città intera, la sterilità degli attaccanti azzurri è un dato che fa tremare. Anatomia di una crisi.

Andrea Fiorentino