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Da Gattuso ad Allan: il passaggio di consegne tra i “cuori impavidi”

Allan in azione

GATTUSO ALLAN SOPRANNOMI – Gennaro Gattuso, si sa, è sempre stato uno che, in campo, ha dato cuore ed anima. Oltre che una marea di calcioni.

I soprannomi di Gattuso

In tredici anni passati con la casacca rossonera, Gattuso si è guadagnato più di un soprannome. Fra i più celebri, ricordiamo quelli che gli sono stati affibbiati da Carlo Pellegatti, storico giornalista tifoso rossonero: “Ringhio” e “Braveheart”. Braveheart, cuore impavido, dal film di Mel Gibson del 1995. Quattro anni dopo l’uscita di quel film, Rino è arrivato a Milano, dopo una lunga gavetta.

Il soprannome gli fu affibbiato proprio perché, come abbiamo scritto qualche riga più su, Gattuso era uno che in campo dava più di ciò che i suoi mezzi tecnici e fisici gli consentivano.

Un combattente a guardia della sua difesa, e della sua Regina, o meglio, Re, Andrea Pirlo. Gennaro ti sradicava la palla dai piedi anche se eri più veloce di lui. Ti anticipava di testa anche se eri 15 centimetri più alto. Ti rincorreva a perdifiato anche se ti stavi dirigendo negli spogliatoi. Il suo carattere, spesso, ha dato linfa vitale al Milan, nei momenti di difficoltà.

Sassuolo – Napoli

La stessa linfa che è riuscito ad infondere nei suoi giocatori, ieri sera, al Mapei Stadium, nell’intervallo del match tra il Sassuolo ed il suo Napoli. Un Napoli apparso impaurito, scialbo, con una condizione fisica approssimativa, da rivedere. Poco importa: Rino ha trovato la formula magica, con le parole e, probabilmente, con qualche sedia fatta volare negli spogliatoi.

Il Napoli del secondo tempo è parso un’altra squadra: cattiva, grintosa, volenterosa di ribaltare il risultato negativo. E, manco a farlo apposta, l’uomo che ha dato il là alla remuntada partenopea è stato un certo Allan. Probabilmente, il calciatore di Serie A che più si avvicina al Gattuso giocatore milanista.

Gattuso-Allan

Ringhio chiama, Allan risponde. E risponde con uno strappo da goleador, da punta consumata: stoppa la palla spalle alla porta, se la sposta alla sua sinistra con un paio di tocchi, quel tanto che basta per eludere l’intervento di tre difensori emiliani, prima di sparare un missile, scivolando, che si infila nel sette opposto, quello alla destra dell’incolpevole Pegolo.

Dal Braveheart rossonero, al Braveheart Azzurro, il passo è breve: lo spazio che separa la linea di centrocampo – habitat naturale del tecnico e del brasiliano azzurro – a quella del limite dell’area di rigore, da dove Allan ha calciato la palla che ha dato ossigeno ai polmoni, ed alla mente, del Napoli e dei suoi compagni di squadra.

Da lì, un dominio azzurro, conclusosi con il meritato ribaltamento del risultato, che aveva visto il Sassuolo passare in vantaggio per 1-0, nel 1-2 finale in favore dei ragazzi di De Laurentiis.

Insomma: come ci ha fatto vedere spesso, Gattuso, durante la sua carriera calcistica, dove non arrivano i piedi può e deve arrivare il cuore. Il cuore impavido.

Luca Cerchione

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