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Storie di sport – Nino Musella, inconfondibile battito

La storia di un uomo di grande talento, quasi quanto il suo cuore. Nino Musella avrebbe compiuto oggi 60 anni.

Storie di sport – Nino Musella, inconfondibile battito

NINO MUSELLA NAPOLI – Gaetano, per tutti ‘Nino’. Nato nel gennaio del 1960, da piccolo già gioca a pallone che è una meraviglia. Con chiunque: tanti gli amici sulla sua strada nel quartiere di Fuorigrotta, a due passi da casa e dallo stadio San Paolo. Oppure in oratorio, in uno dei tanti campetti raffazzonati della città. Nino ha talento, è un bambino generoso e sensibile. Nino realizza il sogno di giocare nella sua squadra del cuore, il Napoli. Debutta in prima squadra pochi giorni prima del suo diciottesimo compleanno, con Gianni Di Marzio allenatore: Napoli-Bologna 0-0, 15 gennaio 1978. Il regalo più caro. Dopo un anno di assestamento a Padova, Nino torna a casa: si integra alla perfezione nella squadra di Marchesi. Non solo titolare, ma addirittura indispensabile, per un biennio indimenticabile. Nel destino e nella carriera di Nino, purtroppo, dopo quelle due stagioni esaltanti, ci sono ombre e immeritate assurdità, domande e punti interrogativi che ancora oggi non hanno risposta. Sarebbe bello poter dire che nell’ambiente qualcuno gli dà un suggerimento concreto, con un gesto d’amore o riconoscenza. Che importa, lui continua ad essere se stesso: coltiva un buon rapporto con tutti, in ogni spogliatoio mette il cuore davanti alla professione. Chiude la carriera agonistica con il Latina e prova con entusiasmo quella di allenatore da dove ha cominciato da calciatore, nel settore giovanile napoletano. Si accorge, ancora una volta a sue spese, che gli “amici” di questo mondo hanno un pregio, la coerenza: nessuno lo aiuta prima, nessuno ha intenzione di tendergli una mano ora. Nino sorride lo stesso e, anzi, continua a metterci il cuore, felice di allenare i giovani. Fino a quel maledetto 30 settembre 2013. Avrebbe voluto continuare a lavorare, trova solo porte chiuse, e il suo cuore ha smesso di battere. Da sette anni. Infarto fulminante. Meglio tralasciare speculazioni assurde, l’esercito di ipocriti che si definiscono scioccati e sbigottiti per la prematura scomparsa del loro “amico”. Giusto mettere l’accento invece sul vero paradosso della sua vita. Uno che mette sempre il cuore in tutto quello che fa, proprio il cuore lo tradisce? Stiamo cancellando progressivamente le relazioni e gli interessi più genuini dal nostro orizzonte esistenziale; purtroppo, quando ci si ferma un attimo a pensare, è già troppo tardi. Chissà se il modo migliore per redimersi da questa cecità graduale, ma ossessiva, sia dare credito ad un ritorno alla volontà sensibile, umanitaria, a scapito della nostra sciagurata superbia. Fa male ricordare Nino. Non si deve per forza morire per essere ascoltati. Non si deve sempre morire per essere ricordati. Per questo le storie sono importanti. Hanno dei poteri. Una storia può trasformarsi in una macchina del tempo; attraverso un battito già sentito si torna indietro e in un solo colpo si arriva in posti in cui di solito non si va mai. In quei giorni a metà, quando c’è ancora caldo ma il sole va via prima, quando i colori delle foglie iniziano a ingiallire e gli odori che respiriamo sanno di buono. Quando tutto va e tutto torna. E diventa sfumatura. Le storie, come quella di Gaetano ‘Nino’ Musella rimangono lì, in un istante che non è ancora passato, e sono tutte là: nel cuore.

Andrea Fiorentino