Nella giornata di ieri si è svolta l’assemblea della Lega Serie A. La decisione presa comporta il regolare andamento del campionato, ma tutte le partite si svolgeranno a porta chiuse fino al 3 aprile. Un danno da 30 milioni, ma è stata ritenuta l’unica soluzione percorribile per “evitare l’interruzione e consentire la conclusione del campionato”. Il provvedimento, come svela Repubblica, è arrivato al termine di un vero e proprio mercato delle vacche con pugni sul tavolo, urla e minacce di risarcimenti ai consiglieri di Lega.
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Come riportato da Repubblica, nelle sale del Coni, durante l’assemblea, non si è riusciti a tenere un comportamento responsabile. Ognuno guardava i propri interessi senza percorrere all’uninimità un fine ultimo che andasse a contrastare il pericolo Coronavirus. La ricostruzione: “Il presidente della Lazio Claudio Lotito insisteva per giocare a porte aperte, chiedendo alla ministra Lamborghetti che il governo lasciasse ai prefetti il compito di decidere se restare o meno a porte chiuse: più degli incassi non voleva perdere il vantaggio di giocare davanti ai propri tifosi. Il presidente dell’Atalanta Percassi insisteva nel giocare Lazio-Atalanta il 13 maggio e non il 15 marzo, come da programma. Altri spingevano per interrompere il campionato e assicurarsi un altro anno in Serie A, evitando la retrocessione. Dal Pino, esausto, ha minacciato più volte di dimettersi e, insieme all’amministratore delegato Luigi De Siervo, ha chiesto al presidente della Federcalcio Gravina di prendere una decisione finale. La Figc ha quindi disposto – dopo aver ricevuto il decreto firmato dal premier Conte – la chiusura di tutti gli stadi fino al 3 aprile.”
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