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Interviste

Francesco Di Leva: “Ho portato il cinema sui muri del mio quartiere! Gattuso? Lo adoro” (Esclusiva)

Francesco Di Leva

A volte basta poco per rendere un’esperienza magica, un piccolo trucco e trasformare ciò che conosciamo in qualcosa di nuovo. Immaginate che il vostro balcone diventi una tribuna riservata ai residenti, la facciata di un palazzo la tela per proiettare un film e le stelle la vostra fonte di luce. Una favola? No. La realtà, quella vissuta dagli abitanti del quartiere di Napoli San Giovanni a Teduccio.

L’iniziativa è stata promossa dall’attore Francesco Di Leva, reduce dal grande successo del film “Il Sindaco del Rione Sanità” di Mario Martone. Nasce teatrante, poi arrivano il cinema e la televisione ma se gli chiedete che lavoro fa risponde di essere da sempre un panettiere. In questi giorni di forti restrizioni del Governo a causa dell’emergenza Coronavirus, Francesco ha regalato un pezzo della sua arte al pubblico. Il blocco emesso da decreto Conte ha fermato il suo tour nei teatri, dove era in scena con “Mohamed Alì”. Così si è inventato il palco nei salotti, una novità possibile solo grazie al supporto del web.

Alla redazione di “Si Gonfia La Rete” racconta la sua ultima idea: il cinema proiettato sulle mura del suo quartiere.

Il cinema sui palazzi, com’è nata l’idea?

“Era qualcosa che avevo in mente già qualche anno fa. Avevo intenzione di creare un festival del cortometraggio con la proiezione di pellicole sui palazzi. Il parroco del quartiere ci ha fornito le attrezzature e abbiamo messo in atto questa nostra iniziativa. Il primo film è stato “Tempi moderni” di Charlie Chaplin, mi sembrava molto appropriato per il periodo storico che stiamo vivendo. Ogni sera per una settimana all’incirca (poi capiremo per quanto) proietterò un film muto sul palazzo del mio quartiere. Quello che manca, però, è l’economia perché il pubblico fruitore non paga il biglietto, ma in questo momento credo che tutti dobbiamo accettare il fatto che per fare arte è necessario prendere alcune ‘scorciatoie’ “.

È nato un nuovo modo di fare spettacolo?

“In questi giorni qualche intellettuale insorgeva mettendo in luce il fatto che questi modi alternativi di fare arte attraverso il web non sono efficaci, perché manca il contatto con il pubblico. A tratti sono d’accordo, ma se in questo momento c’è chi decide di regalare anche solo due minuti di intrattenimento che ben venga. Trovo delirante il fatto che qualcuno punti il dito su quello che si può fare e quello no, perché quello è teatro e l’altro no. Io sono un teatrante prima che essere un attore di cinema, nessuno più di me vuole il pubblico a teatro. Sappiamo bene che non ritornerà tra meno di sette o otto mesi. In tutto questo tempo che cosa facciamo? Allora mi rivolgo a quelle persone che rimangono in silenzio, dico: “Riflettete? Riflettete su quello che ci sarà domani”.

Cosa sta facendo per il voi artisti il Governo?

“Nel decreto Cura Italia c’è una particolare attenzione alle partite Iva, non sono un burocrate ma ci  sono degli amici che seguono con attenzione e si occupano di informare me e il Nest – Napoli Est teatro – riguardo tutte le procedure che sta mettendo in atto lo stato. A mio avviso sta lavorando bene”.

 

Il teatro può essere paragonato allo stadio?

“Sì. È come un’arena dove i calciatori fanno lo spettacolo, perché di quello si tratta. Ormai i giocatori sono abituati a fingere, cadono giù senza nemmeno esser toccati. Sono veramente degli arlecchini, attori della commedia dell’arte. A volte mi dicono: ‘Ma nel teatro ci deve essere il pubblico’ ed è vero! Io per provare l’emozione di una partita devo andare allo stadio: fare la fila, prendere la sciarpa, andare in curva, gridare, piangere, soffrire. L’alchimia tra tifoso-calciatore, come attore-spettatore, non può essere emulata dallo schermo.

Tuttavia bisogna considerare che la Tv e lo streaming offrono la possibilità di usufruire dello spettacolo a chi non può fisicamente spostarsi. Ci sono persone in ospedale, anziani, detenuti e malati di SLA, perché non dare loro questa opportunità? Allora il web o la tv satellitare potrebbero dare l’opportunità di poter selezionare uno spettacolo su una moltitudine di offerte. Inoltre, queste iniziative che stiamo promuovendo sul web possono far innamorare persone che non sono mai state attratte dal teatro.

Parliamo di calcio, lei è tifoso del Napoli?

“Mio figlio è tifoso del Napoli, io ora sono più un tifoso atipico. Prima vivevo a pieno la mia passione, poi mi sono un po’ allontanato dallo stadio per mie vicissitudini personali. Ma chiarisco: sono sempre enormemente felice quando gli azzurri vincono e tremendamente triste quando perdono. Non mi ritengo un tifoso DOC per rispetto di chi lo è. Non si può esserlo davanti alla televisione e gioire solo quando il Napoli fa goal. Il tifoso vero ha una dedizione che va oltre ogni cosa, che ideologicamente mette al primo posto lo stadio, la maglia e fa tante rinunce. E io ne ho fatte molte in passato, ma da 10 anni a questa parte non sono più disposto a farle.

Le sta piacendo Gattuso?

“Lo adoro. Mi rivedo moltissimo in lui, è una persona grintosa. Ho davanti agli occhi il centrocampista aggressive quale era, spaventava chiunque. Riesce a trasmettere alla squadra il suo temperamento. Mi piace la sua schiettezza, non ha peli sulla lingua. Ho stima di lui anche come uomo.

Se è già il Napoli di Gattuso? Dobbiamo dire la verità. A me il Napoli di Sarri faceva impazzire, c’era una squadra più tecnica, più elegante. Oggi abbiamo tutti un’altra visione di Sarri – si riferisce a quella di “traditore” – ma siamo tutti intelligenti e non dobbiamo dimenticare quello che fatto qui. Il Napoli di oggi, invece, rispecchia molto la personalità di Ringhio“.

CdS Napoli Juventus

In questo momento difficile, cosa direbbe il Sindaco del Rione Santità?

“Sicuramente farebbe un appello per le persone povere del quartiere. Anzi, dirò di più: si preoccuperebbe di distribuire prodotti alimentari per tutti. Ogni settimana farebbe la spesa per ogni famiglia in difficoltà, ma non da boss o da criminale ma da cittadino. Perché se pur vero che ha ucciso una persona in passato, ha scelto poi di morire piuttosto che far nascere una guerra nel quartiere“.

Serena Grande

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