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Pres. Lega Pro: “Tornare a giocare? I costi per la struttura medica non ci permettono di reggere quella velocità” [ESCLUSIVA]

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A Radio Marte nel corso della trasmissione "Si gonfia la rete" di Raffaele Auriemma è intervenuto Francesco Ghirelli, Presidente della Lega Pro

A Radio Marte nel corso della trasmissione “Si gonfia la rete” di Raffaele Auriemma è intervenuto Francesco Ghirelli, Presidente della Lega Pro.

Pres. Lega Pro: “Chiesta cassa integrazione perché altrimenti molte squadre fallirebbero. Potessi scegliere giocherei domani ma…” [ESCLUSIVA]

“Noi abbiamo fatto l’accordo con l’AIC e l’AIA, dopo una trattativa che ha avuto alti e bassi e si è conclusa positivamente. Io sono molto contento perché si elimina un elemento di tensione che c’era e ci distoglieva dal lavoro. Ci fa allargare i soggetti che operano nella stessa situazione e ci rende più credibili sul piano delle trattative per le misure che si prendono. Ci facciamo carico dei sacrifici moderandoli a seconda delle possibilità, come fanno tutti in tempo di guerra. Allo stesso tempo diamo l’impegno per tagliare i costi e trovare risorse disponibili per la Lega Pro, affinché tutto il movimento regga. Abbiamo chiesto la cassa integrazione perché altrimenti tante società salterebbero.

Ritorno in campo? Se potessi scegliere quando giocare direi domani. Per un motivo semplicissimo: vorrebbe dire che il Paese ha superato il buio più profondo. Se entriamo nel merito la cosa diventa più complicata. Noi il 21 di febbraio abbiamo bloccato il campionato nelle regioni di Veneto e Lombardia, per fortuna. Ho corso il rischio in quelle ore di aver avuto un gesto eccessivo e mi auguravo io di sbagliare, perché poteva significare che il Paese non avrebbe sofferto. Abbiamo stoppato il girone A e quello B, mantenendo e poi sospendendo in seguito il girone C.

La catena di comando che decide riguarda le autorità scientifiche, il Governo, il Coni, la FIGC e poi le Leghe. Quando si è in guerra bisogna avere il piacere e l’onore di dire, come Garibaldi a Teano, ‘obbedisco’. Questo maledetto virus che gira lo trasportiamo in maniera silente, bisognerà capire quando riusciremo a buttarlo fuori. Ci diranno le autorità scientifiche. Ho detto che vorrei giocare domani, poi però penso al Presidente della Pergolettese o a quello della Feralpi Salò, che si trovano in zone in cui ci sono stati tanti morti, e mi viene difficile dirlo.

Rischio fallimenti per i club di Serie C? C’è una situazione serissima. Ogni Presidente ha un’azienda o più aziende. Ognuna di queste è scossa dalla crisi e non sappiamo come e quanto sarà lunga la chiusura. Giustamente quel Presidente cercherà di rimettere in piedi la sua azienda, che dà a lui, ai familiari e ai dipendenti un futuro e un dopo virus. E il calcio, che sostanzialmente è una passione o un hobby – e specialmente in Serie C siamo al limite del no profit – rischia di perdere molto. Non so dare una percentuale ma il problema esiste. Abbiamo bisogno di una liquidità rapidissima e di ammortizzatori sociali, altrimenti rischiamo seriamente.

Il protocollo di rientro all’attività prevede un problema di costi di struttura medica, ogni 4 giorni bisogna fare tutte le analisi a tutti i calciatori, dopo un primo screening che deve dividere sani, portatori e coloro che hanno all’interno il processo del virus. Io confermo che voglio giocare ma bisogna avere presente i costi. Se andrà a finire così non ce la facciamo, perché il nostro vagone non regge quella velocità”.

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