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AZZURRO SBIADITO – Edoardo Artistico ma non troppo

Azzurro Sbiadito, episodio 15: Edoardo Artistico, pochi mesi a Napoli nel segno degli infortuni in una stagione con tanto impegno ma zero gloria

Azzurro Sbiadito è la rubrica nella quale si raccontano le carriere di calciatori che nel Napoli non solo non hanno lasciato un segno positivo ma che, anzi, vengono ricordati soprattutto per prestazioni negative o incolori. Potenziali campioni che invece si sono rivelati degli acquisti infelici.

Nello scorso episodio di questa rubrica si è parlato, inserendola nel contesto che riguardava l’attaccante Carlos Pavón, della stagione 2001/2002, in cui il Napoli ha solo sfiorato la promozione in Serie A con un quinto posto finale in cadetteria. Nella stessa sessione di mercato (quella invernale) in cui l’ex Parma arrivò in azzurro, anche un altro attaccante fu chiamato a Napoli per rinforzare il reparto offensivo di mister De Canio. Edoardo Artistico però, a dispetto di un cognome fantasioso, riuscì a fare davvero poco o nulla in quei pochi mesi al San Paolo.

Azzurro Sbiadito, episodio 15: Edoardo Artistico

Edoardo Artistico – un po’ fantasiosamente e incomprensibilmente soprannominato “Ciccio” – di Napoli è originario (come il cognome d’altronde suggerisce) ma ha natali romani, di Trastevere. Classe 1969, si contraddistingueva per essere un attaccante dotato di forza fisica importante e anche di un buon gioco aereo. Questo peraltro nonostante un’altezza (180 cm) non propriamente gigantesca.

In carriera l’attaccante ha vestito la maglia di ben 16 squadre differenti (a cui va aggiunta la Roma, con la quale però non ha mai esordito ufficialmente). Vive una brillante carriera nelle serie minori, con titolarità e gol a manetta (capocannoniere di Serie B con l’Ancona nella stagione 1995/1996, per esempio). Artistico esordisce in Serie A “solo” nel 1996 con il Perugia, segnando in sole 3 presenze la sua prima rete in massima serie, peraltro nella partita vincente del suo esordio. Dopo aver militato poi nella Salernitana, trova grande sfogo nel Torino.

AZZURRO SBIADITO, EPISODIO 14: CARLOS PAVON

In granata, probabilmente, Artistico avrebbe potuto vivere il momento migliore della sua carriera. Purtroppo per lui, nonostante qualche gol e prestazioni buone, avanzarono problematiche non solo tattiche (dualismo pesantissimo con Marco Ferrante) ma anche comportamentali. Spesso infatti, con la maglia del Torino, Artistico è stato espulso a causa di brutti falli o reazioni esagerate. Inoltre, anche gli infortuni ne limitarono la fase realizzativa in quegli anni. Le annate torinesi, di fatto, furono la rappresentazione perfetta della sua carriera: un giocatore con grandi qualità, minate però da un carattere difficile e da una pesante fragilità fisica.

Toccata e fuga

Nella stagione 2001/2002 Artistico, nonostante fosse stato protagonista di una buona stagione con il Toro, resta svincolato. Si accasa al Crotone ma tutto va a rotoli abbastanza velocemente, con il giocatore che finisce addirittura fuori rosa. Per questo, nell’inverno del 2002, viene ceduto proprio al Napoli, che lo acquista in prestito. Gli azzurri, che come detto lottavano per la promozione, avevano intenzione di rinforzare un reparto offensivo non sempre impeccabile, nonostante l’impegno dei vari Graffiedi, Sesa, Floro Flores, Stellone e Rastelli.

Artistico non ha mai nascosto la sua fede azzurra e, per questo, si fionda a Napoli senza troppi problemi. Purtroppo i suoi mesi partenopei saranno decisamente dimenticabili: un solo gol – su rigore, nell’1-1 casalingo contro la Ternanta – in 4 presenze. Poi sempre ai box, per via di alcuni problemi al menisco. Il prestito si esaurisce e la toccata e fuga napoletana di Artistico trova già la sua fine, senza l’approdo in Serie A.

Negli ultimi anni di carriera Artistico vestirà nuovamente la maglia del Crotone, per poi giocare anche con Pistoiese, Verona e Latina, club con cui si conclude la sua avventura calcistica. Nonostante le qualità innegabili, Artistico non ha mai avuto la carriera che meritava. E magari, col senno di poi, anche quei mesi a Napoli avrebbero potuto rappresentare qualcosa di più.

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Claudio Agave

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