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AZZURRO SBIADITO – Benny Carbone, la 10 di Maradona e il duetto con Gigi D’Alessio

Benny Carbone
La storia calcistica di Benito "Benny" Carbone sembra, a leggerla da lontano, un'accozzaglia messa insieme di cose quasi casuali

Azzurro Sbiadito è la rubrica nella quale si raccontano le carriere di calciatori che nel Napoli non solo non hanno lasciato un segno positivo ma che, anzi, vengono ricordati soprattutto per prestazioni negative o incolori. Potenziali campioni che invece si sono rivelati degli acquisti infelici.

La storia calcistica di Benito “Benny” Carbone sembra, a leggerla da lontano, un’accozzaglia messa insieme di cose quasi casuali. Tanta esperienza in Italia, qualche exploit nelle big, esperienze all’estero. Qualche gol, certo, tanta qualità, molte finte, grandi allenatori. A tratti sembra la carriera perfetta. Eppure, proprio la stagione napoletana di questo noto ex calciatore, riassume perfettamente quello che poteva essere e non è stato il Carbone giocatore. Un fantasista dai piedi buonissimi che però, molto spesso, non riusciva ad andare al sodo.

Azzurro Sbiadito, episodio 18: Benny Carbone

Carbone cresce ed emerge come professionista con una maglia importante come quella del Torino. Dopo le giovanili arriva l’esordio in Serie A nel 1988. Di lui si dice un gran bene: addetti ai lavori e allenatori ne parlano come se si stesse osservando il nuovo fuorclasse dell’era moderna. Il Toro lo manda in prestito a farsi le ossa per tornare più forte di prima: missione compiuta, perché nelle stagioni con Reggina, Casertana e Ascoli spunta fuori effettivamente un giocatore che sembra più forte degli altri. Così Carbone torna a Torino per mettersi in gioco con i granata.

La stagione non può di certo essere definita negativa: 26 gare di campionato, 3 reti. Il giocatore diventa un pezzo pregiato del calciomercato, tanto è vero che lo acquista la Roma. Il suo transito in giallorosso sarà però brevissimo, perché nella stessa sessione Carbone finirà per legarsi al Napoli. Una squadra e una città che, al di là della breve avventura, condizioneranno per sempre la sua vita in positivo.

Carbone arriva a Napoli nell’ambito dell’operazione che porta al trasferimento di Daniel Fonseca in giallorosso. La stagione è la 1994/1995, un’annata che – col senno di poi – rappresenterà l’inizio della discesa che poi porterà al fallimento del club. La campagna acquisti porta in dote qualche giocatore importante (oltre a Carbone anche Andrè Cruz, Freddy Rincon, Massimo Agostini e Alain Boghossian) ma soprattutto cessioni dolorosissime (Ferrara alla Juve, Fonseca e Thern alla Roma, Di Canio al Milan). Lo stesso allenatore Lippi aveva lasciato per guidare la Juventus, venendo sostituito da Vincenzo Guerini. Carbone sa che quella di Napoli può essere un’avventura decisiva per la sua carriera. E dimostra subito di avere personalità scegliendo una maglia praticamente intoccabile: la numero 10, appartenuta fino a poco prima a Diego Armando Maradona.

La stagione del Napoli sarà all’insegna di alti e bassi. Guerini verrà esonerato e rimpiazzato da Vujadin Boskov, che trascinerà la squadra fino al 7° posto senza però centrare la qualificazione in Coppa UEFA (dalla quale, durante la stagione, il Napoli era stato eliminato agli ottavi di finale dall’Eintracht Francoforte, in quella che sarà l’ultima partecipazione degli azzurri a una coppa europea fino al 2008).

Le punizioni e la Napoli extra calcio

Carbone, idealmente, doveva essere il trascinatore tecnico della squadra. Un nuovo che avanza capace di riportare il Napoli in fretta nelle posizioni che contavano. La sua stagione non sarà nemmeno drammatica, dato che in 40 partite totali segnerà 10 reti (alcune su bei calci di punizione). Verrà però criticato spesso per il suo essere fumoso e troppo incline al dribbling. In tal senso, storica rimane una frase di Boskov, con il tecnico che spiegherà: “Benny Carbone con sue finte disorienta avversari ma anche compagni“.

Carbone paga soprattutto la scelta della numero 10, che a Napoli evidentemente significa ricevere una pressione irreale. Anche per questo, la sua esperienza in azzurro durerà un solo campionato. Prima della cessione, però, Benny Carbone si segnalerà anche per una simpatica iniziativa extra calcistica: un duetto canoro con Gigi D’Alessio (la cui immagine di anteprima di YouTube contiene un banner dal quale ovviamente la nostra redazione si dissocia) che, ancora oggi, balla sulla sottile linea rossa tra il neomelodico e il trash. Peraltro, nel 2002, Carbone sarà pure protagonista di un episodio della nota sitcom “Un posto al sole”, con altri due ex calciatori del Napoli: Ferdinando Coppola e Paolo Cannavaro.

AZZURRO SBIADITO, EPISODIO 17: ANSELMO ROBBIATI

Gli anni post Napoli

Dopo la stagione di Napoli, la carriera di Benny Carbone rischia di diventare un punto interrogativo. Si tratta ancora di un giovane in rampa di lancio ma non può fallire la prossima mossa. Il giocatore viene acquistato addirittura dall’Inter per 6 miliardi di lire (quando il Napoli lo prese venne valutato 7,5 miliardi). La prima stagione vede il ragazzo avere una buona continuità, rapportata però a un basso numero di gol (3 totali).

Successivamente Roy Hodgson, tecnico nerazzurro, dedice di panchinarlo. Così Carbone, per provare a svoltare definitivamente, sceglie di andare a giocare all’estero. Precisamente ad acquistarlo sarà lo Sheffield Wednesday, non solo la compagine con più anni di militanza ma pure la prima di una comunque rosea carriera in Premier League.

In Inghilterra Carbone veste le maglie anche di Aston Villa, Bradford City, Derby County e Middlesbrough. Poi, nell’estate del 2002, torna in Italia per vestire la maglia del Como, che però retrocede a fine stagione. L’anno successivo gioca la sua ultima stagione in Serie A e in Coppa UEFA con la maglia del Parma. Poi arrivano le esperienze con Catanzaro, Lanerossi Vicenza e una brevissima comparsata con il Sidney FC. Chiuderà la carriera da calciatore dopo due stagioni a Pavia, per poi dedicarsi alla carriera di allenatore (recentemente è stato il vice di Zenga sia a Crotone che a Venezia). Il suo legame con Napoli resta indissolubile, con quella azzurra che – nonostante tutto – resta una delle sue migliori stagioni da giocatore.

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Claudio Agave

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