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Ed è rete: si gonfia la rete – Messico ’86, Argentina-Inghilterra: Maradona, il masterpiece del football [SPECIAL EDITION]

Bagni Maradona
Maradona

“Ho due sogni: il primo è giocare un Mondiale, il secondo è vincerlo”. Diego Armando Maradona, Buenos Aires, 1978.

In una delle sue prime interviste un allora 18enne argentino dichiara i suoi obiettivi alla stampa. All’epoca Diego giocava nell’Argentinos Junior ed era agli inizi della sua straordinaria carriera.

La storia d’amore tra Maradona e il football nasce all’età di due anni (lo zio gli regala per la prima volta un pallone). Diego durante la sua infanzia si diverte a rincorrere ininterrottamente la sfera nell’Estrella Roja, il campetto della sua borgata. Estro, fantasia e un obiettivo fisso: “Quiero ser campeon del mundo, con Argentina” (Voglio essere campione del mondo con l’Argentina). Un motivetto sempre presente nei sogni di un ragazzo, ribattezzato Dieguito, che nel 1978, quando dichiara la sua aspirazione alla stampa argentina, è inconsapevole di cosa sarebbe successo solo 8 anni dopo.

Il sogno de El Pibe de Oro si avvera in Messico, nel 1986, in uno dei Mondiali più accattivanti di sempre, scolpito nella storia per le prodezze di un genio del calcio che hanno incantato il mondo. Diego trascina la Sua Argentina durante tutta la competizione fino ad alzare da capitano la tanto ambita Coppa del Mondo.

Nella mitologia del calcio, solitamente, sono le finali ad essere ricordate con più clamore. Quell’anno la storia segue un andamento diverso, più della finale e dalla semifinale, tutta l’Argentina e gli appassionati di calcio in generale ricordano con amore i quarti di finale di quella competizione. Il 22 giugno 1986 la selezione albiceleste doveva sfidare gli inventori del football, l’Inghilterra di Sir Bobby Robson.

La gara venne presentata come una delle più tese di sempre, si temevano scontri molto duri a causa di una rivalità accesa. La diatriba tra le due selezioni è iniziata le 1966, con l’espulsione mai digerita del capitano dei sudamericani Antonio Ubaldo Rattin proprio contro gli inglesi. Continuata poi nel 1982 a causa dello scoppio – tra le due Nazioni in questione – della guerra delle Falkland per il controllo delle omonime isole, della Georgia del sud e delle isole Sandwich australi.

Diego arriva a quel mondiale come stella indiscussa. Già da un paio di anni, il suo magico sinistro fa sognare i tifosi del Napoli (squadra in cui militava all’epoca). Dipinge traiettorie sensazionali e regala momenti indimenticabili al suo pubblico. Tutti hanno ancora in mente la magica “punizione divina” rifilata alla Juventus, momento in cui Maradona sovverte le leggi della fisica e regala al mondo il calcio piazzato più bello di sempre.

La narrativa del calcio, fortunatamente, non smette mai di stupirci ed eleva Diego come massimo prosatore. In seguito alla punizione più bella di sempre, El Pibe de Oro in soli 5 minuti dona a tutti gli appassionati anche la rete più discussa (per il gesto non proprio canonico) e il gol più bello (per la sinuosità e la bellezza dei suoi movimenti) di sempre. In pochi minuti riscrive la storia del calcio e – ironia della sorte – lo fa proprio contro chi ha inventato lo sport più seguito al mondo.

Maradona 2 Inghilterra 1

L’Argentina si presenta alla partita con un modulo (all’epoca) del tutto rivoluzionario. L’allenatore Bilardo scelse di adottare il 352, preferito al 442 con cui si schiera l’Inghilterra. In avanti Valdano, Burruchaga e, ovviamente, Maradona. La difesa inglese è priva di punti di riferimento. Sir Bobby Robson controbatte con un centrocampo folto di incontristi, poche idee e molte verticalizzazioni per Lineker, che non può nulla contro la grande abilità nell’anticipo della difesa albiceleste.

Il primo tempo è tutto sudamericano, più per la qualità del possesso palla che per le azioni da gol. La selezione di Bilardo non è la migliore di sempre, è considerata ‘operaia’, tanto cuore e sacrificio lasciando a El Dies il compito di illuminare il terreno di gioco. La prima frazione si conclude a rete inviolate. Le squadre si avviano verso gli spogliatoi. Più di 15 minuti separano tutti i protagonisti di quella partita da qualcosa di magico ed inimmaginabile.

La mano de Dios

Il fischio dell’arbitro Ali Bin Nasser dà inizio al secondo tempo. Passano 6 minuti di gioco e Steve Hodge alza erroneamente un campanile nell’area di rigore inglese, il portiere Peter Shilton si avventa sulla palla, contemporaneamente anche Diego fa lo stesso. Se palla a terra Maradona non aveva rivali al mondo, non si può dire lo stesso quando invece è in aria. Lo scontro tra i due dovrebbe essere totalmente impari, i 165 cm dell’argentino poco possono fare al cospetto dei 185 del numero 1 inglese. Eppure con un pizzico di furbizia e “un poco con la cabeza de Maradona y otro poco con la mano de Dios” (un po’ con la testa di Maradona e un altro po’ con la mano di Dio) El Dies riesce a toccare la sfera che si insacca alle spalle del portiere davanti all’incredulità di tutti quelli che guardavano la partita.

L’arbitro tunisino e il guardalinee Dotchen non si accorgono di nulla. Maradona, superato l’attimo di titubanza per l’ipotetico fischio arbitrale, dirà ai suoi compagni: “Venite ad abbracciarmi o l’arbitro non lo convaliderà”. Immediate le proteste inglesi che servono a poco. Probabilmente la mano de Dios ha coperto anche gli occhi del direttore di gara per lasciare intatto negli occhi di tutto il mondo il ricordo di quell’attimo memorabile.

20 anni dopo, nel 2008, in un’intervista al The Sun Diego ammetterà: “Se potessi tornare indietro, lo farei, ma un gol è sempre un gol e grazie a quello l’Argentina ha vinto il Mondiale e io sono diventato il miglior giocatore del mondo. Non posso cambiare la storia, tutto quello che posso fare è andare avanti”.

Il gol del secolo

I giocatori inglesi provano a calmarsi dopo lo smacco subito e ripartono dall’ 1-0 provando a non scomporsi e a recuperare il gol di svantaggio. Purtroppo quel giorno non c’è storia, Diego è baciato da una luce divina e soli 5 minuti più tardi segnerà il gol più bello della storia dei mondiali (proclamato nel 2002), considerato anche il gol del secolo. El Dies è 10 metri all’intero della propria metà campo, riceve palla da Héctor Enrique, la stoppa e con un ruleta elude due avversari e si lancia verso una cavalcata magica. Il telecronista divenuto famoso grazie a quel gol Victor Hugo Morales nell’euforia del momento la definisce: “La jugada de todos los tiempos” (la giocata di tutti i tempi).

Non si può che dargli ragione, in 10 secondi Maradona percorre 60 metri di campo con il pallone sempre incollato al piede. Allo stadio, davanti la televisione, per radio il mondo intero guardava attonito le gesta e la grazia del “Barrilete cosmico” (aquilone cosmico) – termine coniato sempre dal telecronista uruguaiano – che vola verso la porta inglese, lasciandosi alle spalle 5 giocatori avversari (Hoddle, Reid, Sansom, Butcher e Fenwick).

Nonostante avesse percorso l’intera metà campo avversaria senza mai fermarsi, Diego arriva sotto porta e riesce a mantenere la freddezza giusta per superare anche il portiere Shilton e appoggiare la palla in rete. Signori e signore, Diego Armando Maradona. L’essenza, la genialità, la furbizia, il cuore, il talento: 5 minuti di questo ed altro che consegnano El Pibe de Oro alla storia. La nazionale Argentina, inoltre, acquisisce la consapevolezza che quello è il loro mondiale. Ed è proprio così che finirà, come nei lieto fine più belli Diego alza la coppa al cielo.

Dopo aver battuto Belgio in semifinale e la Germania in finale, riesce a coronare il sogno che inseguiva sin da bambino. Lo fa alla sua maniera incantando e facendo discutere, perché Diego è anche questo.

Uno, nessuno e centomila Diego Armando Maradona

Da un punto di vista letterario potrebbe anche essere considerato come il prototipo dell’antieroe tipico della visione letteraria pirandelliana. La genialità di Maradona diventa un’arma a doppio taglio. Questa qualità è il suo punto di forza sul prato verde e al contempo il suo punto debole al di fuori. Il suo animo particolarmente avvezzo alle critiche ha generato un senso di rifiuto dei canoni imposti dalla società.

Come Vitangelo Moscarda – uno dei protagonisti delle opere di Pirandello – è perseguitato dalle angosce di un mondo che vuole imporgli come vivere. Il suo spirito ribelle non riesce ad accettare i canoni preesistenti della società. Dentro al campo è padrone di se stesso, tutto gli è concesso. Ricerca la stessa libertà anche al di fuori, ma la maschera che vuole imporgli l’opinione pubblica per un personaggio osannato da tutti gli va stretta e finisce per rovinarsi con le sue stesse mani. Diventa il carnefice di se stesso.

Nella concezione calcistica Diego Armando Maradona resterà per sempre uno poiché dentro il campo era diverso da tutti, unico nel suo genere, paragonabile a nessuno per qualità, fantasia e caratura, stretto nel cuore dei centomila e più appassionati di calcio che continuano ad osannare le gesta che in un modo o nell’altro hanno cambiato definitivamente la concezione di questo sport.

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Antonio Del Prete

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