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Di Canio: “Vi spiego come Gattuso ha conquistato la squadra! Ancelotti? Ha vinto con i top club”

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Sunderland coach Paolo Di Canio watches the action during the English Premier League soccer match against Southampton at St Mary's, in Southampton England Saturday Aug. 24, 2013. (AP Photo/Clive Gee/PA) UNITED KINGDOM OUT NO SALES NO ARCHIVE

DI CANIO GATTUSO ANCELOTTI – Paolo Di Canio, allenatore ed ex calciatore del Napoli, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de Il Mattino. Si è parlato del lavoro di Gattuso sulla panchina azzurra e dell’esperienza partenopea di Ancelotti.

Ancelotti all’Everton come se la sta passando?
«Ha trovato la sua dimensione: lo dice la sua storia, lui è tra i migliori nella gestione di grandi campioni che giocano nei grandi club. Ha vinto dove si vince a prescindere da chi è l’allenatore: al Real dove però hanno vinto in tanti, al Psg e al Bayern. Al Napoli invece non è andata così: al primo anno ha sfruttato i meccanismi lasciati in eredità da Sarri, al secondo doveva metterci del suo e i risultati sono sotto gli occhi di tutti, con il banco che è saltato».

Gattuso, con la Coppa Italia, ha conquistato tutti.
«So bene cosa è l’entusiasmo di Napoli perché l’ho vissuto sulla mia pelle. Ma so anche cosa Gattuso dà a una squadra, l’ho visto anche nel Milan: regole precise, durezza nei comportamenti, tanto lavoro quotidiano e poi carezze al momento giusto. Era quello che voleva il Napoli ed è quello che lui sa dare».

Può aprire un ciclo?
«A me non piaceva all’inizio quando si prendeva le colpe di ogni cosa, anche quelle che non erano le sue. A Coverciano dicono che è una cosa che non va fatta. Anche perché una volta va bene, ma poi i giocatori si creano un alibi e ci marciano. Ora ha corretto il tiro: è schietto, diretto, usa il bastone e la carota. Giusto escludere Allan perché non si allena bene, è il segnale per tutti: chiedo regole, le impongo e il primo che sbaglia, anche se si chiama Allan, va fuori. Però un’altra cosa che ha detto mi è sembrata una esagerazione: non si è né amici né nemici dei propri calciatori».

È una squadra che può fare delle brutte sorprese al Barcellona?
«Non è una squadra fatta per imporre il suo gioco, anche se con il Verona qualcosa di propositivo si è visto. Le cose migliori le ha mostrate quando si è difesa con una organizzazione impeccabile e poi è ripartita. Ecco, vero che si parte dall’1-1 ma io faccio fatica a pensare che il Barcellona imposti una partita di controllo, in cui l’obiettivo è lo 0-0 per passare il turno. Messi e gli altri non fanno calcoli: anche se magari sarà a porte chiuse ma vogliono imporre il proprio talento in ogni occasione. Ed ecco che le ripartenze del Napoli potranno far male. D’altronde, Piqué non è quello di due o tre anni fa e gli altri difensori non sono all’altezza neppure del suo rendimento di adesso».

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Serena Grande

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