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Coronavirus, Zangrillo: “Sì, il virus ora morde. Ma le terapie intensive sono sotto controllo”

Il professor Alberto Zangrillo sulla seconda ondata di coronavirus: “Inviare in ospedale solo chi ne ha bisogno. Questa pandemia ci serva da lezione”.

Coronavirus, Zangrillo: “Sì, il virus ora morde. Ma le terapie intensive sono sotto controllo”

Il primario dell’unità operativa di anestesia e rianimazione generale e cardio-toraco-vascolare dell’ospedale San Raffaele di Milano, dopo la dichiarazione del 31 maggio che parlava di un virus clinicamente morto, sembra eessersi ricreduto ma ha ricordato – durante un’intervista rilasciata a Corriere.it – di aver sempre sostenuto che con il coronavirus dobbiamo imparare a convivere e che forse non ci siamo ancora riusciti. Nonostante nell’ultima settimana i nuovi contagi a Milano siano passati da 3mila a 6mila, arrivando anche a 1.500 casi al giorno, secondo il professore “non è una catastrofe e siamo ancora in tempo per un’azione tempestiva. L’importante in questo momento è essere lucidi. A maggio il virus era in ritirata, oggi è tornato a mordere, probabilmente anche per comportamenti negligenti. Ma solo di pochi. La maggior parte della popolazione è coscienziosa, giovani compresi. Lo ripeto: con il virus dobbiamo imparare a convivere. Mi auguro innanzitutto che nei più giovani scatti un meccanismo di protezione nei confronti di genitori e nonni. Dobbiamo proteggere loro, i fragili. Persone magari con il diabete o cardiopatie, normalmente sotto controllo, ma che se si infettano possono aggravarsi. Sono certo che con comportamenti corretti dal punto di vista qualitativo, riusciremo a risolvere anche i problemi quantitativi. Senza una presa di responsabilità dei singoli non ne possiamo uscire”. E conclude: “Questa pandemia deve servirci da lezione. Servono più rianimatori, infettivologi e immunologi. È stata scelta per tutta la Lombardia la linea del coprifuoco. Il mio senso civico mi obbliga a obbedire, ma certe terminologie evocano scenari che non vorrei lasciare in eredità ai miei figli”.

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