Una parola del dialetto napoletano per spiegare il comportamento non infrequente di Lorenzo Insigne. Si tratta di un’espressione che condensa l’atteggiamento tenuto in campo dal capitano del Napoli. Dire impulsivo è dir poco e talvolta si è parlato anche semplicemente di un ragazzo deciso. Adesso, però, all’indomani del cartellino rosso per Lorenzo, l’odierna Gazzetta dello Sport spende parole dure e analizza il significato della parola “capuzziello”. Al di là di dialettalismi, di considerazioni equilibrate, il quotidiano prende le distanze da atteggiamenti irriverenti verso i direttori di gara. Giustificare oggi il “vaffa” di Insigne sarebbe un pericoloso precedente per future, inammissibili giustificazioni da parte di altri calciatori. Lo spiega, nel dettaglio, La Gazzetta.
GdS – Insigne “capuzziello”, perché non va giustificato il capitano del Napoli
“L’espressione è tipicamente napoletana e viene associata alla persona che cerca di far valere le proprie ragioni con atteggiamenti arroganti e prepotenti. Insigne si è comportato in questa maniera e quel suo modo di fare è stato persino apprezzato, associandolo ad un carattere deciso.
L’ultimo esempio, a parte quanto accaduto ieri sera, risale alla gara di Nation League, contro la Polonia, dello scorso novembre, quando Insigne ha affrontato a brutto muso Robert Lewandoski, centravanti dal fisico poderoso, rimasto sorpreso dall’atteggiamento dell’attaccante napoletano per poi ridergli in faccia.
Una roba del genere è successa pure nell’ultima gara di Europa League, contro la Real Sociedad”.
Dopo aver percorso i “precedenti” di Insigne in questo senso, la Gazzetta sottolinea un interessante e non trascurabile novità nel calcio ai tempi del Covid-19:
“Adesso, negli stadi senza pubblico, è più facile percepire quanto avviene in campo, si sentono benissimo le parolacce che dicono i calciatori e gli allenatori. E il “vaffa” di Insigne a Massa si è sentito benissimo, a San Siro. Espressioni che talvolta vanno oltre la volgarità. Ma come sugli spalti, anche in campo il calcio non ha limiti, i provvedimenti arbitrali puniscono soltanto in minima parte gli episodi di cattiva educazione di cui si rendono protagonisti gli attori in campo. È facile nascondersi dietro le tensioni del momento, ma eticamente parliamo del nulla”.
Emiliana Gervetti
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