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Papa Francesco, GdS: “Pregate per me, perché non smetta di allenarmi con Dio”

Una pelota de trapo, un pallone di stracci. Questo è il ricordo del bambino argentino, con la passione per il calcio, destinato a divenire il Papa, una figura mondiale il cui impatto, in termini sociali, è stato prorompente. Il bambino Francesco ricorda il suo ruolo di portiere, nelle partitelle tra amici e riflette sull’importanza di quella collocazione tra i pali. Il Pontefice parla di Maradona, scomparso lo scorso 25 novembre e riflette sulla sua condizione ossimorica di grande campione e uomo fragile. Per questo anno appena iniziato il Papa invita alla preghiera, riportando una acuta metafora calcistica. Di seguito, un estratto dell’intervista de La Gazzetta dello Sport.

Papa Francesco, GdS: “Pregate per me, perché non smetta di allenarmi con Dio”

Santo Padre, lei ha raccontato che da bambino andava allo stadio con i suoi genitori a vedere le partite di calcio.
“Ricordo molto bene e con piacere quando, da bambino, con la mia famiglia andavamo allo stadio, El Gasómetro. Ho memoria, in modo particolare, del campionato del 1946, quello che il mio San Lorenzo vinse. Ricordo quelle giornate passate a vedere i calciatori giocare e la felicità di noi bambini quando tornavamo a casa: la gioia, la felicità sul volto, l’adrenalina nel sangue.

Poi ho un altro ricordo, quello del pallone di stracci, la pelota de trapo: il cuoio costava e noi eravamo poveri, la gomma non era ancora così abituale, ma a noi bastava una palla di stracci per divertirci e fare, quasi, dei miracoli giocando nella piazzetta vicino a casa. Da piccolo mi piaceva il calcio, ma non ero tra i più bravi, anzi ero quello che in Argentina chiamano un “pata dura”, letteralmente gamba dura. Per questo mi facevano sempre giocare in porta. Ma fare il portiere è stato per me una grande scuola di vita. Il portiere deve essere pronto a rispondere a pericoli che possono arrivare da ogni parte… E ho giocato anche a basket, mi piaceva il basket perché mio papà era una colonna della squadra di pallacanestro del San Lorenzo”.

Il calcio, anzi lo sport, ha recentemente pianto la scomparsa di Maradona, considerato da molti il più grande calciatore di sempre. Che cosa ha rappresentato per la vostra Argentina?

“Ho incontrato Diego Armando Maradona in occasione di una partita per la Pace nel 2014: ricordo con piacere tutto quello che Diego ha fatto per la Scholas Occurrentes, la Fondazione che si occupa dei bisognosi in tutto il mondo. In campo è stato un poeta, un grande campione che ha regalato gioia a milioni di persone, in Argentina come a Napoli. Era anche un uomo molto fragile”.

Qual è l’augurio di Papa Francesco per l’umanità in questo inizio d’anno?
“Il mio augurio è molto semplice, lo dico con le parole che hanno scritto su una maglietta che mi è stata regalata: ‘Meglio una sconfitta pulita che una vittoria sporca’. Lo auguro a tutto il mondo, non solo a quello dello sport. È la maniera più bella per giocarsi la vita a testa alta. Che Dio ci doni giorni santi. Pregate per me, per favore: perché non smetta di allenarmi con Dio!”

Emiliana Gervetti

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