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Coronavirus Italia, la riapertura degli impianti da sci non è ancora certa. Il Cts: “Situazione ancora critica”

Coronavirus

Non è ancora certo che domani gli impianti di risalita possano riaprire. Oggi si pronuncerà il Cts dopo la richiesta del ministro della Salute Roberto Speranza e potrebbe convocare le Regioni per prorogare il divieto. La decisione arriva dopo che la curva epidemiologica è tornata a salire. Da lunedì chi torna dall’Austria dovrà effettuare tre tamponi. Alla luce delle “mutate condizioni epidemiologiche” dovute “alla diffusa circolazione delle varianti virali” del virus, “allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive attuali, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale”: è quanto ha risposto il Comitato tecnico scientifico alla richiesta del ministro della Salute Roberto Speranza di “rivalutare la sussistenza dei presupposti per la riapertura” dello sci, “rimandando al decisore politico la valutazione relativa all’adozione di eventuali misure più rigorose”.

Coronavirus Italia, la riapertura degli impianti da sci non è ancora certa. Il Cts: “Situazione ancora critica”

Già oggi i ministri Speranza e Gelmini potrebbero convocare i governatori e non è escluso che alla fine si decida di prorogare il divieto, proprio come accaduto per quello sullo spostamento tra le regioni che doveva essere libero dal 16 febbraio e invece è stato fissato fino al 25 febbraio in modo che sia il nuovo governo a decidere sulla base dell’andamento dei contagi, si legge sul Corriere della sera. La scadenza successiva è quella del 5 marzo, quando scadrà il Dpcm in vigore e bisognerà stabilire l’eventuale riapertura di bar e ristoranti, palestre e piscine, cinema e teatri. Sia l’Istituto superiore di Sanità sia il Comitato tecnico scientifico hanno evidenziato come le riaperture, comprese quelle delle scuole superiori, abbiano fatto risalire rapidamente sia l’Rt in alcune regioni sia l’incidenza dei contagi a livello nazionale. E soprattutto quanto insidiosa si stia rivelando la presenza delle varianti. Tanto che lo stesso Istituto ha rilevato in alcuni giorni di inizio febbraio una “prevalenza che sfiora addirittura il 18%”. Evidenziando così una circolazione molto estesa. Per questo viene sottolineata la necessità di mantenere “misure rigorose”. Anche perché nelle regioni gialle si mitiga la possibile crescita del contagio, ma non c’è una discesa della curva.

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