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AZZURRO SBIADITO – Emanuele Belardi, dai rigori parati alle papere napoletane

Emanuele Belardi
AZZURRO SBIADITO - Emanuele Belardi, dai rigori parati alle papere napoletane. L'esperienza di pochi mesi di un portiere mai ambientatosi

Azzurro Sbiadito è la rubrica nella quale si raccontano le carriere di calciatori che nel Napoli non solo non hanno lasciato un segno positivo ma che, anzi, vengono ricordati soprattutto per prestazioni negative o incolori. Potenziali campioni che invece si sono rivelati degli acquisti infelici.

Il nuovo inizio del Napoli, lo sappiamo, di certo non è stato contrassegnato da miracoli immediati dopo il fallimento. Nella prima stagione di Serie C, come molti ricorderanno, il Napoli infatti non salì subito di categoria nonostante un progetto ambizioso, perdendo la finale playoff contro l’Avellino. Questo ovviamente per vari fattori, tra cui acquisti che sembravano dover dare una mano ma che, paradossalmente, si sono rivelati quasi controproducenti per i destini azzurri. Purtroppo anche il caso di Emanuele Belardi, ex portiere di grandissima esperienza con vari cambi di maglia nel corso della carriera, rientra ampiamente in ciò che si citava precedentemente. Acquistato per poter diventare il portiere del presente e del futuro, Belardi da certezza divenne un peso nel giro di poche settimane.

AZZURRO SBIADITO, EPISODIO 23: MATTIA GRAFFIEDI

Azzurro Sbiadito, episodio 24: Emanuele Belardi

Se c’è una squadra alla quale Belardi ha legato in particolare la sua carriera, sicuramente quella compagine è la Reggina. Proprio con i calabresi Belardi ha infatti esordito come professionista nel 1995, in Serie B. Dopo una breve parentesi alla Turris e una promozione con gli amaranto, gioca le sue prime gare di Serie A a partire dalla stagione 1999/2000. La sua prima gara sarà da ricordare: esordio a San Siro, 2-2 contro il Milan e un rigore parato a Shevchenko. La titolarità definitiva arriva a partire dal 2001, prima in cadetteria e poi in Serie A. Tra rigori neutralizzati (4 su 8 nell’annata in B) e parate decisive, Belardi sembra essere diventato uno dei migliori portieri italiani della Serie A. E, al contempo, uno dei più sottovalutati.

Proprio per questi motivi, quando nell’estate del 2004 sceglie di accasarsi al Napoli – retrocesso in C1 grazie al Lodo Petrucci dopo il fallimento della vecchia società – in molti rimangono stupiti. Emanuele Belardi pare infatti un vero e proprio lusso per quanto concerne la Serie C e il Napoli sembra aver trovato l’estremo difensore giusto per ripartire e impostare una legacy negli anni seguenti. Incredibilmente però Belardi a Napoli sembra aver dimenticato, in svariate occasioni, di essere il grande portiere che aveva ipnotizzato tanti attaccanti di Serie A e Serie B.

Mesi insufficienti

Con gli azzurri giocherà 16 partite subendo 18 reti e si segnalerà soprattutto per alcune papere costate punti determinanti. L’unico ricordo davvero bello lasciato alla tifoseria azzurra è in un Napoli-Benevento 2-0, quando Belardi neutralizzò un rigore a Cutolo in maniera anche piuttosto fortunosa (spiazzato, la palla gli finì sui piedi) che avrebbe potuto riportare in partita le Streghe. Il portiere però non convinse mai del tutto anche dopo quell’exploit e finì per perdere il posto a vantaggio di Gianello. Così, dopo pochissimi mesi, a gennaio viene scambiato con il belga Renard e finisce al Modena.

Lo stesso Belardi ha spiegato in un’intervista rilasciata a CN24 cosa non funzionò nella sua avventura a Napoli: “Io non ero convinto perché venivo da campionati di A e di B, da titolare. Il progetto era ambizioso ma la categoria era un problema. Alla fine qualche persona che avevo vicino influì sulla mia scelta ma commisi un errore perché non ero pronto a tuffarmi in quella categoria a livello psicologico. In trasferta soffrivo molto i campi: passai da giocare a San Siro a – con tutto il rispetto – lo stadio del Lanciano. Ma le emozioni che ho provato indossando la maglia del Napoli furono fortissime. Napoli è sempre Napoli”.

La riserva dei fenomeni

A Modena Belardi non vede mai il campo (è il secondo di Frezzolini). Finisce al Catanzaro e in seguito – in un trasferimento che testimonia l’incredibile eccezionalità del pallone – alla Juventus, nel frattempo retrocessa in Serie B a seguito dello scandalo Calciopoli. Emanuele Belardi inizialmente è di fatto il terzo portiere dopo Buffon e Mirante. Nell’anno successivo, con la cessione del secondo, viene “promosso” a riserva di Buffon. In totale vestirà la maglia della Vecchia Signora per 9 volte in tutte le competizioni, prendendo 17 gol.

Belardi farà da dodicesimo anche a un altro grandissimo portiere come Samir Handanovic, all’Udinese. Nel 2012 torna alla Reggina per poi giocare con Cesena, Grosseto, Pescara e persino in India al Pune City. Nel 2015 l’ultimo ritorno alla Reggina, con cui chiude la carriera da calciatore. Attualmente svolge il ruolo di Consigliere per la Campania per il CONI e ha fondato anche una scuola calcio. Belardi è solo uno dei tanti campani che purtroppo non hanno trovato il feeling giusto con il Napoli ma vanta una carriera di tutto rispetto, all’ombra di grandissimi colleghi ma anche da pararigori. Peccato che in azzurro non sia riuscito a trovare la concentrazione giusta: il percorso con il Napoli, a guardare in avanti, poteva essere una meravigliosa ciliegina sulla torta.

AZZURRO SBIADITO, EPISODIO 22: EMILSON CRIBARI

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Claudio Agave

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