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Pelé a Che tempo che fa: “Quanti scherzi con Maradona. Quando gli dicevo che sapevo fare gol in tutti i modi”

“Ringrazio tutti, principalmente gli amici del calcio che mi danno tanta allegria. Voglio dire una cosa però, non chiamatemi signore, mi fa sentire vecchio”. Edson Arantes do Nascimiento, Pelé è stato ieri sera ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa e non poteva trascurare il suo rapporto con Maradona. ‘O Rey ha ripercorso momenti della sua carriera, del mondo che cambia, di Rivera…

Pelé a Che tempo che fa: “Quanti scherzi con Maradona. Quando gli dicevo che sapevo fare gol in tutti i modi”

“Vi racconto perché mio padre mi disse che ci vuole fegato per fare il calciatore. Ora si parla di grinta. A quei tempi si diceva così perché il fegato è importante, soprattutto per chi beve tanto. Sono sorpreso. Mi emoziona rivedere la mia carriera, c’erano immagini che non avevo mai visto, devo trattenermi per non piangere. Mio papà giocava, aveva il numero 9, faceva il centravanti, segnò tanti gol di testa, una volta ne fece cinque tutti di testa. A Dio chiedevo di essere uguale a lui. Per questo mi commuovo quando parlo di questo, e ringrazio Dio. Uno dei consigli più importanti che mi ha dato, non solo per lo sport, fu di non pensare di essere migliore degli altri. Il soprannome Pelé? Non mi piaceva, io mi chiamo Edson, in onore di Thomas Edison. Mi chiamarono così perché nell’anno in cui nacqui arrivò la luce nel mio Paese. Rivera? Ormai è tanto che non ci sentiamo, mi fa piacere ricordare quando il calcio era calcio. Oggi è più atletico che tecnico. Ricordo le foto fatte insieme con le maglie di Milan, Santos e delle nazionali. Sei stato forse il migliore di tutti. Ringrazio Rivera, tutte le volte che parla mi commuovo, ha sempre detto queste cose di me, era mio avversario ma mi ha sempre elogiato. Dovrebbero essere tutti così. I miei 1283 gol? Ricordarseli tutti è dura, ma ho buona memoria. Alcuni non li dimenticherò mai. Come quello in Svezia che mi ha aperto le porte del mondo. Maradona? Quando scherzo dico sempre che il 10 una volta era un bel voto a scuola ma non gli si dava tanta importanza, lo è diventato dopo il Mondiale in Svezia. Con Diego a volte ci incontravamo, anche se non eravamo intimi amici. Scherzavamo molto su questa rivalità: Dicono che sei più forte di me, ma io faccio gol di destro, testa, sinistro. Tu no. Ma siamo tutti uguali davanti a Dio. E poi le immagini del 1000° gol contro il Vasco da Game al Maracanà. Lo guarda incantato: “Mai avrei pensato che succedesse, non c’era niente di concordato. Invece ci fu un’invasione di campo, una grande festa”.

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