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Italia, Pessina: “Ero un outsider, quando non giocavo in C pensai di smettere. L’Italia? Bella come un dipinto di van Gogh”

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Si è preso la scena con umiltà e talento. Un underdog su cui non ci avrebbe scommesso nessuno, forse neanche Mancini se Sensi fosse stato disponibile. Se Matteo è diventato così importante per l’Italia (dopo aver fatto dimenticare il Papu Gomez nell’Atalanta) è in realtà per quei pochi secondi che precedono il gol contro l’Austria, più che per il gol stesso, il primo del suo fantastico approccio alla nazionale azzurra. Una mole di lavoro immensa, fatta di scatti e inserimenti, che anche contro i rognosi austriaci ha permesso all’Italia di essere efficace nel momento più difficile della partita e finora anche della competizione continentale.

Italia, Pessina: “Ero un outsider, quando non giocavo in C pensai di smettere. L’Italia? Bella come un dipinto di van Gogh”

“Ero partito come ventisettesimo, non ci pensavo però più di tanto. Mi sono sentito parte di questo gruppo, sempre. Sono rimasto qui anche i primi giorni, il mister mi aveva chiesto la cortesia di restare e di vedere come andavano le cose. Poi si è infortunato Stefano (Sensi, ndr) e sono rientrato in lista. Mi sono sempre sentito parte del gruppo dalla prima convocazione, è la cosa bella di questo gruppo, Mancini ci fa sentire tutti importanti. Mi piace portare all’esterno quel che facciamo a Coverciano, penso sia bello per i tifosi vedere e sentire quel che proviamo dopo le partite. Favoriti? Solo gli altri se ne sono resi conto ora, noi l’abbiamo sempre pensato. Siamo forti, abbiamo giovani, abbiamo esperienza, abbiamo fatto una striscia di vittorie importantissime. Se gli altri se ne sono resi conto sono contento ma l’ho sempre pensato: non lo diciamo mai, anche tra di noi. Non parliamo della finale nel gruppo, ci concentriamo gara dopo gara. Molti studenti universitari tra di noi? L’ho sempre pensato: ho avuto la fortuna di avere dei genitori che hanno sempre creduto in questo, nello studio, come i nonni, è sempre venuto prima lo studio del calcio. Ho sempre visto la partita così: il premio dopo aver studiato e me lo sono portato avanti ed è bellissimo viverlo non come un lavoro, il calcio, ma come una cosa di cui gioisco e che mi diverte. Credo che la cosa che il calciatore debba far solo quello sia abbattuta: siamo ragazzi intelligenti, siamo bravi ragazzi con altre passioni, altri hobby, con la mente aperta. La mia famiglia è stata la mia fortuna. Mi ritengo fortunato. Mi hanno tenuto coi piedi per terra, da quando ero bambino. Cerco di sentirli spesso, mi faccio dare consigli e i loro sono i più importanti. I momenti difficili ci sono stati: in C non giocavo, è stato difficile, ho anche pensato di smettere ma sono andato avanti perché amo giocare a calcio e voglio farlo per tutta la vita”. Sulla partita di sabato contro l’Austria. “Un incontro difficile. Loro sono fisici, atleticamente preparati. Dopo 50 partite in questa stagione, si arriva così e il caldo non aiuta: loro hanno mantenuto anche la loro forza, la parte atletica. Poi però abbiamo saputo imporre il nostro gioco. Col Belgio sarà difficilissima, ancora di più, non tanto per la fisicità ma per la loro qualità: hanno giocatori fortissimi. Se vogliamo arrivare in fondo dobbiamo incontrare le più forti e ora ci sono solo le più forti. Io titolare contro il Belgio? Siamo sempre tutti pronti, l’avete visto. Quando sono stato chiamato in causa ho risposto presente. Il mister manda sempre in campo la formazione che sia la più forte in quel momento e per affrontare chi ha di fronte. Però sa che qualcuno può dare di più anche non partendo titolare: si vede l’esperienza di Mancini, come tiene il gruppo, ci sentiamo tutti titolari anche chi ha giocato di meno. Tutti entriamo e ci sentiamo chiamati in causa. Poi il mister farà delle scelte e sarò pronto”. Pessina, l’equilibratore. “Mi sa che lo sono davvero… Giochiamo diversamente tra Atalanta e Nazionale: nel mio ruolo mi si chiede di essere il raccordo tra centrocampo e attacco, di inserirmi in quella posizione che è una via di mezzo. Non devo dar punti di riferimento, non sono mezzala, non sono trequartista, non sono attaccante. Non dare punti di riferimento fa saltare le linee, fa creare qualcosa. Segnare aiuta a segnare? Spero di continuare (è il calciatore dell’Atalanta con più gol in Nazionale, ndr)”.
De Bruyne ed Hazard forse out, Chiellini in. “De Bruyne ha dimostrato negli ultimi anni di essere uno dei più forti del mondo. Se non ci fosse sarebbe meglio per noi. Però lo vorrei sul campo, vorrei provare a fermarlo. Il ritorno di Giorgio ci darebbe un grande aiuto, sapete quanto conti la sua presenza fisica e psicologica. Ci dà solidità, non devo dirlo certamente io. Però chi ha giocato si è fatto trovare pronto, si è fatto valere, ma Giorgio può darci qualcosa in più”. Ancora sulla forza dell’Italia. “Il gruppo fa la differenza: è il gruppo che abbiamo che ha qualcosa più degli altri. Se vedi i singoli son tutti molto forti, le altre a livello internazionali hanno forse fatto qualcosa di più. Il mister ha formato un gruppo bellissimo, vedete l’unità che c’è d’intenti. La mia esultanza? Ho fatto quello che è stato più spontaneo, non ci ho capito più niente. Mi mandano tanti video di gente che mi imita al mare, sulla spiaggia, è bellissimo. In quel che fai devi saper cogliere l’attimo, è una mia caratteristica. Voi mi iniziate ora a conoscere, ma chi lo fa da più tempo sa che sono uno tranquillo, che parla di tutto con tutti: è la mia dote più importante. Essere un ragazzo normale. Io come Nicola Berti? Il paragone mi fa piacere. Spero di fare come lui se non qualcosa di ancora più bello: tutto quel che stiamo facendo è unico, non ce ne stiamo rendendo conto neanche noi, quando finirà, spero più tardi possibile, ne parleremo. Noi come un’opera d’arte? Ho un’imitazione di un quadro di Van Gogh, voglio pensare a questa Nazionale come a un suo dipinto. Unico, particolare, bello. Ho il mandorlo in fiore”.

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