Home » Napoli, 95 anni di storia azzurra. Niente fuochi d’artificio, un po’ di indifferenza e qualche tiepido interesse per l’era Spalletti
Napoli Napoli OF News SOCIAL

Napoli, 95 anni di storia azzurra. Niente fuochi d’artificio, un po’ di indifferenza e qualche tiepido interesse per l’era Spalletti

La vittoria contro il Bayern di ieri in Baviera è stato il primo regalo di questi 95 anni azzurri, una lunga storia d’amore come scritto dal club e dal patron De Laurentiis sui social.

Napoli, 95 anni di storia azzurra. Niente fuochi d’artificio, un po’ di indifferenza e qualche tiepido interesse per l’era Spalletti

Il Napoli si fa gli auguri per il compleanno e li fa anche ai tifosi, con un bel post pubblicato sui canali social che ripercorre le ere della squadra azzurra, da Sivori ad Hamsik, da Maradona a Mertens e Insigne.

95 anni di storia per la Partenope. E non ci saranno festeggiamenti, tombole o lotterie pirotecniche per il club nato nel 1926. Eccetto una bella iniziativa degli ultrà della curva nella mezzanotte all’esterno della struttura di Fuorigrotta dedicata al compianto Diego. Nessun entusiasmo. Solo tanta delusione, insofferenza e una clamorosa indifferenza. E non è stato solo l’addio a una Champions quanto mai vicina a generare questa frattura tra tifoseria e società. Hanno contribuito certi atteggiamenti interpretati come superficiali da parte del club, una risposta seccata (e un po’ offensiva, a dire il vero, sulla situazione contrattuale di Lorenzo Insigne) di De Laurentiis nell’unica conferenza stampa precedente al ritiro in Trentino e, ovviamente, un mercato povero – se non privo – di sussulti. Nemmeno la voglia di dimostrare di Spalletti sembra essere riuscita a fare breccia (pienamente) nell’ambiente partenopeo. Il ciuccio sembra agonizzante: la tenacia e la “capa tosta” dovranno quindi essere ancor più vive nello spirito di un tifo che – da sempre – si è impegnato per il riscatto distintivo di una storia controversa.

La vittoria del Napoli contro il Bayern ieri sembra aver spostato qualche diffidenza. Ma tant’è. Tutte queste, sono notizie strappate in un clima di semi-clandestinità, un muro di silenzio che cozza con la passione e l’entusiasmo di una città che storicamente respira calcio ventiquattro ore al giorno. Il momento attuale è delicato, inutile nascondersi. La popolarità del patron azzurro è ai minimi storici, la rabbia è tanta e la gente è demoralizzata. Il futuro quindi diventa un nemico imprevedibile e cercare di rispondere, in questi casi, all’incertezza di uno stato di smarrimento, non fa altro che aumentare i dubbi piuttosto che risolverli.
Bisognerà ripartire dalle certezze, farsi un esame di coscienza e valorizzare ciò che di buono è stato fatto. Per Koulibaly, il campione d’Europa Insigne, per il nuovo che avanza, Victor Osimhen. E per il nuovo allenatore. Del resto, Luciano Spalletti è la sublimazione di un percorso, un amore sbocciato anni fa, che ha fatto giri immensi e si è presentato (finalmente) all’ombra del Vesuvio nel momento più tribolato dell’era De Laurentiis. Sono passati quasi 22 mesi dall’ultima volta in cui il tecnico di Certaldo ha allenato una squadra di calcio. Spalletti richiede ai propri giocatori una fiducia totale nelle sue idee, con la promessa che quest’ultime permetteranno loro di esprimersi al massimo del proprio valore: è una pretesa che non tutti i giocatori sono in grado di accettare senza sentirsi privati della loro libertà. E soprattutto, pretende senso d’appartenenza, per un ambiente ancora scosso, inutile provare a smorzare i toni, i sentimenti. Ancora più dura, ovvio, nella giornata di un importante compleanno. Un compleanno, obtorto collo, quasi da dimenticare…

Andrea Fiorentino

Se vuoi sapere di più sul Napoli, tieniti sempre aggiornato con www.gonfialarete.com