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Ancora la Fiorentina nell’ultimo rush per lo Scudetto, ma questa volta il Napoli può scrivere una storia diversa

napoli Allan
FLORENCE, ITALY - APRIL 29: Allan of SSC Napoli shows his dejection during the serie A match between ACF Fiorentina and SSC Napoli at Stadio Artemio Franchi on April 29, 2018 in Florence, Italy. (Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images)

“Lo scudetto lo abbiamo perso in albergo”. Risuonano ancora oggi nella testa del tifoso più deluso quelle parole di Maurizio Sarri nella conferenza stampa post partita di quel Fiorentina-Napoli del 2018. Gli azzurri erano in lotta per lo scudetto, avevano appena vinto con incredibile gol al 90′ allo Juventus Stadium che ha reso quella partita – forse – la più bella dell’era De Laurentiis. La tripletta di Simeone al Franchi, seguita dall’espulsione di Koulibaly a pochi minuti dall’inizio, si rivelò fatale per il sogno che – pur nella sconfitta – ha reso indimenticabile quella stagione.

Ancora la Fiorentina nell’ultimo rush per lo Scudetto, ma questa volta il Napoli può scrivere una storia diversa

Il Sarrismo in risposta al domino assoluto bianconero in Italia, la bellezza al posto del “vincere è l’unica cosa che conta”, la poetica filosofia di un modo di pensare anticonvenzionale contrapposto alla profana e terrena fame di successo.

Il ko di Firenze si presentò come un vero e proprio macigno sul petto dei calciatori, increduli di aver solo sfiorato quel sogno, toccato e accarezzato per un’intera stagione, dove da primi in classifica sono scivolati al secondo posto in favore della Juventus. La partita di Torino sembrava il bivio, l’ultimo scoglio per riprendersi la vetta, l’ultima possibilità per non vanificare un intero lavoro fisico e “soprattutto mentale”, come poi raccontò tempo dopo Marek Hamsik sulla sua biografia. Fatto sta, che quella partita fu una delle più alte espressioni del Sarrismo, incorniciato con un’incornata del centrale senegalese che fece pensare: “Ecco, se si lotta nella vita tutto è possibile”. Poi il giallo di Pjanic, il cartellino rosso a Firenze e quella tripletta: puff, sogno finito.

Ma questa volta può essere diverso, perché è un Napoli diverso. Luciano Spalletti ha lavorato molto sulla mentalità dei giocatori, di ogni singolo azzurro, ha ampliato il carico di responsabilità in modo equo a tutti i suoi uomini e non solo a 11 titolarissimi. Ha fatto in modo che la squadra non si sentisse persa senza uno, tre, cinque pilastri/senatori della rosa partenopea. Bergamo, storicamente un campo difficile, ne è stata la dimostrazione. “Siamo cresciuti sotto l’aspetto mentale e di personalità” aveva detto prima dell’incontro con l’Atalanta e qualche partita dopo aver urlato sulla vittoria con la Lazio: “Abbiamo dimostrato di avere carattere”. Il tecnico toscano è stato un abile gestore in questo senso, anche dopo assurde occasioni perse (come l’Empoli) e il Napoli come mai prima si è rialzato molto in velocemente.

Domani contro la Fiorentina non sarà una partita come le altre, perché sarà sì una delle tappe dove sarà necessario dalle 100% per raggiungere il miglior risultato possibile, ma gli azzurri avranno la possibilità di dimostrare quanto siano cresciuti dal quel 29 aprile 2018. E poi questa volta la compagine partenopea ha il vantaggio di giocare in casa, sotto gli occhi del proprio pubblico, il famoso 12esimo uomo in campo su cui il Napoli non ha potuto contare quattro anni fa. E inoltre c’è l’esperienza, l’unica nota positiva che si può trarre dal quella (dis)avventura.

La squadra è ben consapevole che è necessario tenere ben alta la concentrazione ma soprattutto non lasciarsi distrarre dagli eventi perché è se stessa patrona del proprio destino. Spalletti ricorderà ai suoi l’eliminazione in Coppa Italia per mano dei viola, un motivo in più per tenere accesa quella fiamma di rivalsa che però ha una funzione ben più gloriosa.

Serena Grande

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