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Napoli, Spalletti: “Se non vinci hai fallito… e io non so se vinco. Kvara? Ha bisogno di tempo”

Nella conferenza di vigilia della sfida sul campo della Lazio, Luciano Spalletti prova a scuotere il suo Napoli dopo due pareggi consecutivi, l’ultimo dei quali (deludente e abbastanza criticato per i troppi cambi nell’undici di partenza) arrivato al Maradona contro il Lecce

Napoli, Spalletti: “Se non vinci hai fallito… e io non so se vinco. Kvara? Ha bisogno di tempo”

“Bisognerebbe rivedere la qualità di gioco – esordisce in conferenza l’allenatore degli azzurri -, riconoscere più velocemente dove si libera lo spazio per giocarci dentro, muovere la palla con meno tocchi e più qualità. Sono felicissimo di essere l’allenatore del Napoli, ma non garantisco niente. La si mette sempre sul vincere o morire e a me questa cosa garba poco, se non vinci hai fallito… e io non so se vinco”. Sugli avversari, la Lazio dell’ex Sarri: “L’ho già detto più volte, la qualità del gioco di Maurizio (Sarri, ndr) è riconoscibile, ogni tanto si passa dal 4-3-3 ma i sistemi si deformano perché non si rimane sempre 4-3-3 e si va a prendere quegli spazi che la squadra avversaria lascia, per questo i calciatori devono adattarsi a scenari differenti. Se quello spazio da prendere dalla mezzala è occupato, un altro sale e va a fare quel ruolo. Loro fanno pressione costante e continua, hanno spazi alle spalle, può esaltare la nostra qualità ma se lo fanno bene ti montano addosso e diventa difficile negli spazi stretti. Dipenderà da noi nel trovare bene i vuoti e gli spazi che non sono sulla trequarti, ma dove gli altri li lasciano”.

I nuovi, la loro integrazione nel gruppo. “Sono a buon punto: ci si comincia a conoscersi. Si fanno delle sintesi di quella che è la nostra partita, dell’avversario che andiamo ad incontrare. Si comincia a parlare di quello che è il nostro calcio, la cosa che vorremmo andare ad offrire in termini di spettacolo e di gioco di squadra. Secondo me, siamo ad un buon punto. Negli allenamenti, la palla gira abbastanza bene e si va anche con i ritmi e la velocità giusta. Bisogna andare forte. Molte fasi della parti vanno fatte il più forte possibile. Quando ci annullano la pressione, bisogna saper ritrovare lo schema base di squadra. Dobbiamo essere pronti a sterzare dall’altra parte. Va fatto tutto in maniera forte e continua per ritrovare il blocco-squadra”.

Su Kvaratskhelia, appena eletto MVP del mese di agosto, ma apparso poco brillante nelle ultime uscite. “Sono cose normali, dipende anche dalla forza dell’avversario, della condizione in quel momento, è uno che viene da un paese differente, abituato a cose diverse, un po’ di conoscenza serve sempre, per trovare la scorciatoia all’adattamento si bruciano più energie e ti manca qualcosa. Sono periodi, il rodaggio bisogna farlo”.

Gli  altri. “Raspadori è un calciatore duttile, che ha questo saper riconoscere ed adattarsi ai vuoti facilmente. Giacomo è forte sull’impatto fisico, sa reggere la palla addosso, non gli dà fastidio la marcatura perché ha forza muscolare. In questa liquidità di calcio, può fare la punta esterna, il trequartista, la mezzala, la prima punta: è completo. Sa adeguarsi. Il calcio è facile, però, se si va un po’ più in là, si intravede quel qualcosa in più che si può dare”.

“Ndombélé è un grande calciatore, deve adattarsi al nostro calcio, ma sa far viaggiare la palla veloce, pensa prima, quando passa la palla si sente il rumore, ha lo specchietto del retrovisore ben angolato per vedere dietro e quando la dà avanti ha delle imbucate di grandissime qualità. Ha un ottimo tiro e un grande impatto fisico. Bisogna un po’ elevare il tutto e farlo giocare qualche volta”.

“Kim è una certezza, una sicurezza. Sin dal primo momento che è entrato dentro, si è vista questa sua personalità, la sua naturalezza nell’essere forte e di livello: è sulla buona strada”.

“Non modifico niente del mio lavoro, per creare allenamenti fatti bene e riuscire a sviluppare un buon gioco, che sia riconosciuto e piacevole per gli sportivi di palato fine come quelli del Napoli. Si può vincere o morire, ma a me garba campare, e non per aria: per terra. Se non vinci, parlano di fallimento. Io non so se vinco, perché la direzione, anche quest’anno, è quella lì: o vinci, o sei fallito. C’è da riorganizzare questa squadra. L’anno scorso, quando si è fatta una partita sotto livello, quella dopo si è ribaltato il pronostico perché qualcuno ha un carattere abbastanza umorale e vive su quanto fatto la settimana prima. Le personalità erano quelle lì, ma adesso c’è un nuovo corso. Il percorso di crescita può avvenire più velocemente o lentamente, avremo tanto da fare. C’è bisogno di tempo per diventare un gruppo di calciatori come quello dell’anno scorso: lo avevo messo in conto, perché abbiamo avviato un nuovo ciclo”.

Ancora su Lazio-Napoli. “Loro giocano un buonissimo calcio. Secondo me, hanno il nostro valore. Abbiamo il valore della Lazio, come anche l’anno scorso, secondo me. C’è da andare a giocarsela e far vedere chi sia più bravo sui novanta minuti. Le partite hanno un’importanza massima, tutte: perché tutte possono darti tre punti”.

“Se avverto un clima ostile? Io non avverto niente, ma pure se lo avverto non modifico niente del mio comportamento e del mio lavoro. Vivo per creare allenamenti fatti bene e sviluppare un grande gioco, piacevole per sportivi di palato fine come quelli del Napoli. Ma a si mette sempre con vincere o morire ed a me garba poco, se non vinci hai fallito… e io non so se vinco, la direzione è quella lì. Quelli andati via li avete visti o vi serve lo schema? Bisogna riorganizzare la squadra, si cambiano i pronostici in base a ciò che è successo il giorno prima. Le personalità erano quelle lì, è un percorso di crescita, lo si può fare più velocemente o lentamente ma c’è da farlo e serve un po’ di tempo per diventare un gruppo come l’anno scorso, io l’avevo messo in conto nel nuovo ciclo di giocatore. Sono soddisfatto di quanto fatto dalla società. Qual è il presente di questa squadra? Un calcio riconoscibile dai tifosi e bisogna stare nel gruppo dell’alta classifica, di quel condominio, è un campionato difficile ma dobbiamo assumerci le responsabilità nel vestire questa maglia con questo passato, chi ci ha giocato e le qualità che abbiamo”.

“La costruzione dal basso? L’unica via per far diventare calciatori del Napoli quelli arrivati è farli giocare, altrimenti è difficile. Abbiamo costruito con qualità di gioco sotto livello per il nostro modo di fare, se si va dentro l’analisi è faticoso ma se io gioco la palla a 15 metri dal mio avversario, se perdo palla non gli posso rimontare addosso. Io devo fare marcatura preventiva e rimontargli addosso, se vengo col mediano sotto la linea degli attaccanti non muovo niente, loro sono 10 sotto palla, noi 3 in costruzione e non li vado a stanare, non trovo spazi. Tutte situazioni di pochi secondi, pochi metri, ma che fanno la differenza. Quando si abbassano gli spazi si riducono, come nel secondo tempo, serve più qualità e non devi sbagliare la palla buona”.

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