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Ex Napoli, Pandev annuncia il ritiro: “Il Triplete, Napoli, il Genoa… quanto mi sono divertito”

L’attaccante macedone, a 39 anni, dice basta. E stavolta veramente. Una decisione ponderata e rimandata tante, troppe volte. Però al corpo non si può mentire. Goran dice addio al calcio giocato, e lo fa a cuor leggero, come riporta La Gazzetta dello sport. Ha messo su anche un paio di chili, come ammette lui stesso, ma di giocare a pallone non ne aveva più voglia. “Dopo vent’anni… il mio figlio più grande ne ha quasi 13 e in tutta la sua vita l’ho visto con frequenza solo nel periodo di pausa tra un campionato e l’altro. Adesso voglio godermi la mia famiglia”.

Ex Napoli, Pandev annuncia il ritiro: “Il Triplete, Napoli, il Genoa… quanto mi sono divertito”

Non sa ancora cosa farà “da grande”, ma sicuramente rimarrà a Genova, una città che gli è rimasta nel cuore. “Per tutta l’estate non ho più pensato al calcio, e quando succede così ti lasci andare, mangi, ti alleni poco. Non ho più la testa per iniziare una preparazione. Dopo la B dell’anno scorso, senza playoff e playout, non ho fatto niente per qualche mese. E a 39 anni diventa ancora più difficile, fai fatica”, ammette il macedone, primatista assoluto della sua nazionale. “Ora voglio riposarmi un po’ e stare con la mia famiglia: 20 anni sempre lontano da casa sono troppi. Poi vedremo, sicuramente qualcosa nel calcio, perché non so fare altro”. Ed il calcio, a Pandev, gli ha regalato tanti momenti belli. “Sono arrivato qui a Genova dopo il Galatasaray, e nei primi mesi ho fatto fatica perché in Turchia non ho giocato tanto a causa di alcuni infortuni. Ho trovato Gasperini, che ti fa correre… Dopo i primi 6-7 mesi mi sono messo a posto e sapevo che questo sarebbe stato il posto giusto perché Marassi mi caricava sempre. Era bellissimo anche quando venivo come avversario. Mi sono imposto che avrei dovuto fare bene perché questa gente se lo merita. Bisogna farli divertire: una gradinata così non la vedi in tutti gli stadi. In 8 anni sono sempre partito come quarta punta, dicevo a Preziosi che non mi dava fiducia ma alla fine se stavo bene giocavo sempre io. Lui mi rispondeva: Tu non devi rompere i coglioni, devono giocare i giovani, e quando eravamo nella merda giocavo io. Mi sono divertito. Le cose potevano andare meglio, ma poi era giusta la retrocessione: c’era poca qualità, quelli che dovevano aiutare non l’hanno fatto. Se a Marassi non hai personalità fatichi”.

Il Napoli, Mazzarri e Benitez… “Lì mi sono trovato benissimo, ho pure la cittadinanza napoletana. Ho fatto anche bene con il Napoli: abbiamo vinto due Coppe Italia, siamo arrivati secondi in campionato, giocato la Champions. Ero anche nella squadra che fece 12 punti nel girone ma venne ugualmente eliminata arrivando terza, una roba pazzesca, incredibile. Ma eravamo una squadra forte, che divertiva: contropiedi, gente forte. Mazzari allenava forte, gli piaceva giocare in attacco. E c’era gente di qualità: Lavezzi, Cavani… fortissimi. Ora Mazzarri è vicino alla pensione come me (ride, ndr.)”.

Nel suo ritorno al futuro, c’è la Lazio, la squadra che l’ha messo in mostra prima di tutte. “È finita male e mi dispiace tanto, ma a Roma ho fatto benissimo: da 10 dietro a Tommaso Rocchi. Ho sempre cercato di dare una mano, fare bene e lasciare un buon ricordo ovunque sia stato. Certe volte ci riesci, altre meno, è normale non fare benissimo tutti gli anni. Quando sono andato all’Olimpico da avversario mi hanno sempre fischiato, forse non sanno come sono andate le cose. Ma va bene: la Lazio mi ha dato l’occasione di giocare nel grande calcio, ad alti livelli – ho fatto Champions e Coppa Uefa con Delio Rossi. Un matto… ma in quel periodo era tranquillo: si vede che col passare degli anni si impazzisce!”

E poi l’Inter, dove ha vinto tutto con Mourinho. “Ero stato messo fuori rosa alla Lazio, 6 mesi senza fare una partita. Non potevo nemmeno allenarmi con la squadra. Tutto per un problema contrattuale: non ci eravamo messi d’accordo con Lotito per il rinnovo e lui mi ha fatto fuori. Siamo andati in causa e l’ho vinta, così a gennaio mi sono liberato e sono andato all’Inter. In quei 6 mesi nerazzurri… il calcio è strano: un anno parti male, non giochi, sei fuori rosa e non sai cosa succede. E a fine campionato vinci il Triplete. C’erano Milito, Eto’o, Sneijder. Ma anche se la squadra è forte e non hai un buon gruppo rischi di far male. Lì il gruppo era pazzesco. Si può anche non andare d’accordo, ma in campo devi sempre dare una mano al tuo compagno”.

Il futuro e i ringraziamenti. “Mi vedo più come direttore sportivo o procuratore. Mi piace lavorare con i ragazzi e aiutarli, parlare, vedere le partite delle giovanili. E dico solo grazie. Ringrazio tutti. Tutti i tifosi, tutti i presidenti, tutti gli allenatori. Ognuno di loro mi ha dato qualcosa, e non dimentico niente”.

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