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Galeone: “Napoli modernissimo… E da scudetto”

“Questo è un Napoli modernissimo, avrà anche in panchina un allenatore sessantenne ma ce ne fossero di giovani con la creatività e la voglia di mettersi in discussione di Luciano Spalletti – ha spiegato l’ex allenatore azzurro, guru di Max Allegri -. Uno che continua ancora a carpire e a modellare e non si è ancora stancato di farlo”.

Galeone: “Napoli modernissimo… E da scudetto”

“Ricordo le lezioni di Sacchi e la sua storiella dello spartito – ha proseguito nella sua intervista concessa a Il Mattino Giovanni Galeone, decano della panchina e un trascorso in azzurro poco felice nel 1997-98 -. È vero, ha ragione, è importante, ma poi mica puoi mettere a suonare uno che fa il pianobar e pensare di strappare un’ovazione”.

“Se hai un pianista nella tua orchestra come Pollini o Rahmanovic cambia tutto. E mi pare che il Napoli ne abbia di simili e sono Kvaratskhelia e Osimhen. Ecco il successo di Luciano è legato al fatto che lui non si è mai affezionato a un sistema di gioco e che insiste per esaltare le qualità individuali: è uno che ha fatto una gavetta lunghissima, doveva pure prendere il mio posto a Pescara e in base a quello che ha lui si adatta”, ha proseguito. “Ci sono stati anni di calciatori costruiti in batteria, ma Spalletti mette la tecnica al centro del suo progetto. Gli piace e fa bene – ha aggiunto -. L’essenza del calcio è nel non avere chissà quali dogmi e l’evoluzione deve avvenire partita dopo partita, in base a quello che ogni calciatore sa fare. Proprio come sta facendo questo Napoli”.

“L’anno scorso il Napoli ha duellato a perdifiato e senza la Coppa d’Africa, io non so come sarebbe andata a finire – ha continuato Galeone analizzando l’ultima stagione degli azzurri e volgendo poi lo sguardo al futuro -. Ci è mancato davvero poco perché non vincesse il titolo: ha una base solida, un gruppo con una mentalità importante e ha indovinato il mercato. C’è Kim è mi pare un vero portento. E poi ha Spalletti che ha già capito ogni cosa di Napoli”. Poi ancora grandi complimenti per il lavoro di Luciano: “Il calcio non è uguale in tutte le città, anzi è profondamente differente. E diventando grandi queste sono cose che si capiscono di più. Lui mena e accarezza, in maniera autentica. E ha compreso che in questa città basta essere se stessi, non fare l’attore, non recitare alcuna parte e tutto è più semplice. Napoli ti conquista e ti entra dentro, senza fare nulla di speciale. A me, in certi momenti, sembra un vero napoletano”.

“Le nuove generazioni di allenatori devono imparare che l’essenza del calcio è nell’esaltazione della bellezza del talento. Ovviamente circondandola con le linee di un disegno preciso – ha concluso Galeone -. Come fa Spalletti: ci sono Lobotka e Anguissa che sono i registi in campo del pensiero di Luciano. A 63 anni è arrivato il momento per lui di vincere lo scudetto. Se lo merita”.

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