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Napoli, Totonno Juliano compie 80 anni: storia di una bandiera azzurra

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Juliano è stato uno dei capitani storici del Napoli dopo Hamsik e Bruscolotti per numero di presenze, collezionandone in serie A 394 con 26 marcature, disputando sedici campionati, due in B. Con 72 presenze in Coppa Italia contro le 96 di Bruscolotti, cede a quest’ultimo il record di presenze complessive in maglia azzurra che resta comunque altissimo: 505 contro 511 (superati poi entrambi a distanza di anni dallo slovacco ex Brescia)

Napoli, Totonno Juliano compie 80 anni: storia di una bandiera azzurra

Napoletano di San Giovanni a Teduccio, figlio di un salumiere, nato il 26 dicembre del 1942, ma registrato all’anagrafe una settimana dopo, il 1° gennaio del 1973. Sedici anni di militanza, dal 1962 al 1978. 394 presenze in campionato (505 in assoluto) e 26 gol per quello che – mezzala di lotta e di governo – nell’ideale classifica dei migliori della sua generazione, viene appena dopo i dioscuri Gianni Rivera e Sandro Mazzola e affianca Giacomo Bulgarelli, altro idolo di provincia (Bologna) nell’Italia dei campanili pallonari e il sempre troppo sottovalutato Giancarlo “Picchio” De Sisti, in quegli anni sapiente regista di Fiorentina e Roma.

Da dirigente, la sapienza e la lungimiranza, proprio come quando giocava. L’esperienza di Krol, campione olandese avanti negli anni, ormai andato a svernare nel campionato canadese, è quello che serve alla squadra. La sostanza prima della forma, come lo era per Juliano sul campo: Krol diventa il miglior calciatore straniero della Serie A 1980-81. In quella stagione, con Marchesi allenatore, Juliano conquista da dirigente un ottimo terzo posto col suo Napoli, alle spalle di Roma e Juventus e davanti all’Inter, lottando fino alla penultima giornata per lo scudetto.

Ancora una volta dissapori con Ferlaino, Marchesi chiede ed ottiene un robusto ritocco al suo ingaggio nonostante Juliano non sia d’accordo, lo portano a sbattere la porta e andarsene, l’orgoglio davanti alle scelte opportunistiche. L’unico rimpianto, scrive la rosea, è quello di non aver partecipato allo storico primo scudetto del 1986-86: quella squadra l’aveva costruita lui, ma un anno dopo l’acquisto di Maradona se ne era andato sbattendo la porta. Sarebbe poi tornato più di un decennio dopo, chiamato a dare una mano al Napoli in Serie B: avventura breve, non era più il suo tempo.

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