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CorSport- Ci sono tanti Osimhen rinchiusi in quell’attaccante estroverso e anche estroso. È un personaggio che lascia indugiare sulla sua natura

L’edizione odierna del “Corriere dello Sport” si è soffermata a lungo sul bomber del Napoli, Victor Osimhen, analizzandone tutti gli aspetti tecnici.

CorSport- Ci sono tanti Osimhen rinchiusi in quell’attaccante estroverso e anche estroso. È un personaggio che lascia indugiare sulla sua natura

Il primo, che pure sembrò facile, in realtà nascondeva un proprio indice di difficoltà; ma l’ultimo, ch’è stato incantevole – il più bello per la Lega di serie A nel mese di gennaio – è il calcio: stop di petto, palleggio con un ginocchio e poi, pam, una fucilata sotto la traversa. Dal 15 agosto del 2022 al 29 gennaio del 2023, c’è (quasi) tutto Victor Osimhen, con il suo calcio abbagliante e anche devastante, declinato a modo suo, con eleganza fascinosa o anche no, con potenza travolgente.

Quando Osimhen segna contro il Monza, e siamo appena alla sua seconda prodezza, sembra che il suo orizzonte abbia un confine, sia dentro quelle praterie che gli vanno costruite per il contropiede, per scattare via come una pantera e lasciare sul posto Ranocchia: e invece no, non avevamo ancora capito niente, non tanto, non troppo, perché intanto l’uomo e il centravanti stavano mutando pelle, contro il Bologna sarebbe andato a cercare lo spazio alle spalle dell’ultimo difensore, qualcosa di analogo eppure di diverso alla sua precedente interpretazione, e a Roma, all’Olimpico, all’andata, si sarebbe ripetuto, eludendo Smalling ma poi mettendoci il collo-interno per sistemarla nell’angolo lontano di Rui Patricio.

Ci sono tanti Osimhen rinchiusi in quell’attaccante estroverso e anche estroso, il bomber che esplode fragorosamente nella tripletta con il Sassuolo nella quale inserisce altro: il suo atletismo nel primo gol, il senso dell’opportunismo del raddoppio e il famelico cinismo con cui abbellisce la sua giornata aggiungendoci pure lo scavetto. Così imparate! A Bergamo, si muove nel caos indescrivibile dell’area di rigore dopo il calcio d’angolo, stacca di testa sul traversone di Zielinski, sembra sospeso nell’aria, come in un terzo tempo, del quale offre il replay con l’Udinese, affinché non si abbia il sospetto che sia stato un caso.

C’è un catalogo così vario, nel quale è lecito perdersi: Osimhen segna costruendo dal basso con la Sampdoria, avvia l’azione nella propria metà campo e poi la va a chiudere sul cross di Mario Rui; e con la Juve, invece, la sua prima doppietta in elevazione, in cui combina la sua fisicità al tempismo, che riproduce a Salerno, quando adagia comodamente in porta il pallone rimbalzato sul palo dopo la conclusione di Elmas.

Osimhen è uno spot per il calcio, è argomento per i tabloid, è – per la stampa estera in Italia, l’atleta straniero del 2022 – è un personaggio che lascia indugiare sulla sua natura, sulle sue caratteristiche, sulla sua vita in gioventù travagliata, soprattutto sulla sua strepitosa evoluzione, che sta diventa un must: how much direbbero ovunque, nel linguaggio internazionale del gol.

Carlo Gioia

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