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Napoli, Lobotka afferma: “Spalletti fondamentale per la mia svolta, ci stimola ogni partita. Ci sono ancora 16 partite da giocare e non dobbiamo pensare di essere così in alto…”

Lobotka Mario Rui

Stanislav Lobotka, centrocampista del Napoli, ha rilasciato una lunga intervista a “Il Mattino”.

Napoli, Lobotka afferma: “Spalletti fondamentale per la mia svolta, ci stimola ogni partita. Ci sono ancora 16 partite da giocare e non dobbiamo pensare di essere così in alto…”

E’ felice di essere accostato a calciatori come Xavi e Iniesta?

“Certo, sono belli e mi inorgogliscono. Xavi e Iniesta sono due talenti che ho sempre ammirato anche perché, loro come me, hanno sempre dato l’impressione di giocare per i compagni, di voler dare un aiuto per far vincere la squadra. Perché ogni giocata deve avere come scopo portare al gol”.

Da Gattuso a Spalletti cosa è, quindi, scattato?

“L’ingrediente fondamentale per riuscire nella vita è sentire la fiducia di chi ti sta attorno. Ecco, quando è arrivato Spalletti al Napoli ho avvertito che le cose erano cambiate, che era arrivato il mio momento. L’ho sentito parlare di bel calcio, di gioco di squadra ed era proprio il mio modo di intendere il calcio. È stato l’allenatore il fattore mentale fondamentale per la mia svolta”.

Qual è il suo rapporto con Spalletti?

“Non è mai felice. Possiamo fare qualsiasi tipo di prestazione, possiamo essere primi in classifica ma lui viene e ci dice che la prossima gara deve essere migliore di quella appena finita. Non staremmo qui senza di lui, senza i suoi richiami a stare sempre concentrati, a non abbassare la guardia. Ogni partita, dice, deve essere migliore di quella prima”.

Come si sta con 15 punti di vantaggio sulla seconda in classifica?

“Come posso nascondere che si sta una favola? È bello stare così in alto, ma non siamo ancora blindati. Non è finita con 16 partite ancora da giocare: non sono poche, sono tantissime. Perché potremmo anche perdere prima o poi anche se noi speriamo di non perdere mai più. Noi dobbiamo continuare a scendere in campo senza pensare di essere così in alto”.

Il suo connazionale Hamsik sa come ci resterà male se sarà lei lo slovacco a vincere lo scudetto a Napoli…

“Credo che invece, se dovessimo centrare il traguardo che è ancora lontano, lui sarebbe uno dei più felici. È stato per anni il capitano qui e so che lui è arrivato tante volte solo a sfiorarlo lo scudetto. Quando c’era lui, la squadra era forte: non so se ha detto qualcosa a Giuntoli per farmi prendere, so che il direttore per mesi ha cercato di portarmi qui al Napoli”.

Ma ci pensate: voi che questa estate eravate snobbati da tutti, siete tra i favoriti alla vittoria della Champions?

“Vero, ne abbiamo fatta di strada. Prima della stagione nessuno credeva in noi, eravamo soli ma la cosa non ci ha mai turbato. Anzi. Ne abbiamo fatto una forza. In quei giorni abbiamo pensato che la delusione era eccessiva: erano andati via giocatori importanti ma ne erano arrivati di altrettanto importanti anche se magari non erano conosciuti. Però in ritiro ci siamo allenati sempre bene e abbiamo scoperto di avere la qualità per poter fare un buon campionato. Nessuno credeva in noi e questo ci è servito a crescere senza pressioni. In Champions nessuno pensava potessimo andare così bene ma abbiamo fatto belle gare e abbiamo mostrato un bel calcio. I complimenti che ci sono arrivati con le vittoria europee sono stati importanti”.

Ha visto i video dei festeggiamenti dei primi due Scudetti?

“Sì, certo. E mi fanno immaginare quello che potrebbe succedere… Ma la strada è ancora lunga e in salita. Napoli mi piace anche non esco molto da casa. Ma quando vedo i tifosi pazzi di gioia per quello che stiamo facendo sono felice: trasmettono amore puro, come pochi altri”.

A  parte Spalletti, da chi vorrebbe essere allenato?

“Faccio un nome facile: Guardiola. Piace a tutti: il suo modo di interpretare il calcio è unico, quello che fa vedere nel City è straordinario. E lo è da tempo”.

Quali sono gli avversari più forti che ha incontrato in campo?

“Ho incontrato avversari di livello e Amrabat in campionato è quello che più mi ha fatto soffrire. Come Thiago Alcantara che, peraltro, somigliandomi pure fisicamente, cercava sempre di seguirmi senza lasciarmi spazio. Però, lo ammetto: so che gli avversari mi guardano in modo diverso rispetto al passato. Non sto mai da solo, c’è sempre qualcuno che mi affronta”.

Si avvicina la gara di Champions con l’Eintracht.

“Non abbiamo nessuna voglia di pensare già all’Eintracht. Il Sassuolo è una squadra piena zeppa di qualità. Hanno tanti giocatori di ottimo livello e le partite con il Milan e l’Atalanta sono la prova di quello che dico. Dobbiamo essere concentrati. Ma lo saremo. Poi alla trasferta in Germania inizieremo a pensare già nel viaggio di ritorno da Reggio Emilia. Ma solo dopo il 90’”.

Carlo Gioia

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