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Lille, l’ex vice Galtier racconta i “quasi amici” di Napoli-Milan: “Osimhen umile e scherzoso, Maignan leader”

Osimhen

Il primo flash ci racconta le differenze: “Body Language”. Linguaggio del corpo. “Maignan ha sempre avuto uno sguardo “cattivo”, concentrato e da battaglia. Un leader anche nei piccoli gesti, mentre Osimhen ti dà l’impressione di essere distratto, sulle nuvole, ma in realtà è pronto a pungerti quando meno te lo aspetti”. Parola di Jorge Maciel, vice di Galtier durante l’annata in cui Victor e Mike hanno giocato insieme a Lilla. Nel 2019 hanno debuttato in Champions contro l’Ajax di Onana e Dest. Ora si giocano un posto in semifinale. L’intervista di Gazzetta dello sport a Maciel, che li conosce bene, avendoli allenati in Francia.

Lille, l’ex vice Galtier racconta i “quasi amici” di Napoli-Milan: “Osimhen umile e scherzoso, Maignan leader”

Nel ritorno dei quarti di finale di Champions League va in scena il derby italiano tra Napoli e Milan: si riparte dall’1-0 per i rossoneri dell’andata. La squadra Campione d’Italia in carica contro quella in pectore. Jorge Maciel, vice di Galtier a Lilla 35 anni, portoghese, è rimasto a Lilla con Paulo Fonseca, domani guarderà i suoi vecchi pupilli dalla televisione: “Ma non chiedetemi per chi tifo…”.

Ce li racconti, allora. Da chi vuole partire?

“Maignan. Con lui in porta abbiamo vinto la Ligue 1 nel 2021”.

Ricorda il primo impatto con lui?

“Io e Galtier arrivammo nel 2019, lui era già titolare da un paio d’anni. Mi viene in mente la sua personalità. Non voleva mai perdere. Quando subiva gol in allenamento si arrabbiava a tal punto da sgridare tutti, dai difensori alle punte, anche se in ballo non c’era nulla. I ragazzi gli dicevano di stare tranquillo, ma lui niente, continuava”.

Un esempio di leadership.

“Ha sempre trasmesso sicurezza. È questa la sua migliore qualità. Quando c’è lui ti senti più tranquillo, in campo e fuori. In più, quando effettua parate come quella contro Di Lorenzo a San Siro, scoraggia gli avversari. Ricordo decine di parate simili, da mani nei capelli: ‘Ma come ha fatto?’, dicevano. In questo momento è il miglior portiere al mondo”.

Quante parate miracolose gli ha visto fare a Lilla?

“Decine. Ne ricordo un paio in un 0-0 contro il Monaco nell’anno del titolo, ma anche la partita decisiva con l’Angers all’ultima giornata, vinta 2-1. Maignan è istinto puro, sa anche giocare con i piedi. È un numero 10 tra i pali”.

In partitella, Osimhen gli avrà segnato qualche gol. Sorride.

“Giocavamo insieme! Il bello è che sono tuttora amici. In spogliatoio erano seduti vicini, organizzavano sempre qualche scherzo insieme a Ikoné, oggi alla Fiorentina. Osi diceva che come Mike ce n’erano pochi”.

In cosa sono simili?

“Nella determinazione. Odiano la sconfitta”.

Il suo primo ricordo di Victor, invece?

“L’ossessione di voler migliorare. Arrivò da noi dopo un’annata positiva con il Charleroi, in Belgio. Un giorno si presentò con i capelli biondi. All’epoca aveva 21 anni, non parlava francese, così diventai il suo traduttore. Già a quei tempi era umile, ascoltava ogni consiglio. Si metteva lì, calmo e tranquillo, e apprendeva qualsiasi cosa”.

Ne ricorda uno in particolare?

“Gli dicevamo sempre di aggredire la porta. Victor fa della potenza il suo biglietto da visita. È veloce e ha un gran destro. ‘Buca la rete’, gli suggerivamo. Quell’anno, infatti, segnò 18 gol. A fine stagione andò al Napoli”.

La sua partita migliore?

“La doppietta all’esordio contro il Nantes. Avevamo intuito che fosse un campioncino. L’impatto fu straordinario”.

Insomma, chi vince martedì?

“Non rispondo. Dico solo che in questo momento, nei rispettivi ruoli, Mike e Victor sono tra i migliori al mondo. Hanno tutto per giocare nel Real o nel City. Non sono sorpreso di vederli al top, sono fiero di loro”.

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