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Napoli Campione, Vinicio è convinto: “Gli azzurri possono ripetersi”

“Felice? Felicissimo per lo scudetto del Napoli! Io mi sento napoletano, ho scelto questa città che mi ha riempito di affetto e che ogni giorno mi dimostra amore. Sono brasiliano, è vero, ma la capitale del Sud l’ho sposata…”.

Napoli Campione, Vinicio è convinto: “Gli azzurri possono ripetersi”

La voce di Luis Vinicio la riconosceresti tra mille: una cadenza sudamericana che ha un suo ritmo e una sua piacevolezza. A novantuno anni ‘O Lione, come era chiamato quando segnava grappoli di gol con la maglia azzurra, parla volentieri con La Repubblica dell’impresa di Kvara e compagni.

Vinicio, prima da centravanti e poi da allenatore, ha indossato i colori dei campioni d’Italia…

“Un vanto”.

E un rimpianto per quel tricolore sfumato…

“Sono mancati due punticini. Solo due. E vabbè, succede, pazienza. E’ stato comunque bello arrivarci così vicino”.

Analogie tra questo Napoli e il suo Napoli?

“Eh…. (sospira, ndr). Qui dovrei dire una cosa, diciamo in generale. Magari non farà piacere ma devo dirla”.

Prego, Luis.

“Col mio Napoli feci una rivoluzione calcistica, i giornali parlarono di gioco all’olandese e avevano ragione. Ma nessun paragone è possibile tra quella squadra che scendeva in campo col piacere di fare belle cose, grandi azioni, di divertire la nostra gente e tutto il pubblico, di fare sempre e comunque gol e il calcio di oggi. Non c’è gara”.

Nel senso che oggi è peggio?

“Sì, nel senso che il calcio di oggi è proprio brutto. Si vedono più passaggi all’indietro o laterali che in avanti. Non si cerca la bellezza del gioco e alla fine il portiere è quello che gioca di più e se il portiere è quello più impegnato…”.

Chiaro, detto ciò gli azzurri quest’anno sono stati la squadra più offensiva.

“Sicuro, ma sempre nell’ambito di questo calcio moderno che non mi piace. E ad ogni modo sia chiaro: ho seguito in televisione ogni singola partita e, ribadisco, è stata una grande gioia vedere la squadra vincere con così ampio margine”.

Il migliore, secondo Vinicio, è stato?

“Facile: Victor Osimhen. Mi ha colpito perché si vede che è un ragazzino dalle qualità innate che gioca senza alcuna preoccupazione ed è molto valoroso, è importante non perderlo”.

E Kvara?

“Un brasiliano dell’Est. Tutto dribbling e finte di corpo. Un valore aggiunto, ma Osimhen è decisivo, ha coraggio e talento”.

E il migliore del suo Napoli dal gioco innovativo chi era?

“Sergio Clerici, un brasiliano tecnico e con una ferrea volontà che sapeva trasmettere agli altri la voglia di vincere, sì, per me era il migliore”.

Può ripetersi questo Napoli che ha perso Spalletti per Garcia?

“Sono fiducioso. Se mantiene intatto il duo d’attacco resta favorito. L’impianto della squadra è buonissimo, ha qualità e tattica. E ha un vantaggio, rispetto alle rivali, che non sarà facile da colmare per nessuno”.

Ma da collega di panchina, lei ha capito perché Spalletti ha lasciato?

“Sinceramente? No, non lo ho capito. Immagino che siano questioni molto personali che non verranno mai fuori. Certo, quello che ho letto è piuttosto vago. Peccato, Luciano ha grandi meriti, è stato grande”.

E ora, Garcia…

“Se lo hanno scelto significa che hanno visto in lui il tecnico giusto per proseguire questa scia di successi e che ha qualità e io, ovviamente, ne sarei felice, molto felice”.

Da napoletano d’adozione.

“Sto qui da circa 68 anni! E anche se la cittadinanza onoraria non me l’hanno ancora data non ho dubbi: questa è la mia città del cuore”.

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