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FIGC, Gravina sul caso arbitri: “La Var riduce l’errore, non comprendiamo la qualità dei nostri direttori di gara”.

Gravina

L’approvazione all’unanimità del Budget 2024, con un risultato positivo che conferma l’andamento degli ultimi anni, ha caratterizzato la riunione odierna del Consiglio federale, aperto dal presidente Gabriele Gravina con il ricordo di Gigi Riva ad una settimana dalla scomparsa del campione azzurro.

FIGC, Gravina sul caso arbitri: “La Var riduce l’errore, non comprendiamo la qualità dei nostri direttori di gara”.

Al termine del convegno, in conferenza stampa è intervenuto il numero uno della FIGC, che si è soffermato su altri due temi, quello delle riforme e quello arbitrale. Il presidente federale – si legge sui canali ufficiali della Federazione italiana gioco calcio – ha anche relazionato il Consiglio sull’esposto presentato alla Procura di Roma in relazione al servizio andato in onda nel corso della scorsa settimana, durante la trasmissione ‘Le Iene’, a tutela dell’intero mondo del calcio e della stessa Associazione Italiana Arbitri.

Queste le parole di Gravina in merito: “C’è un dato che si proietta a livello internazionale: togliendo l’ultima giornata sono state giocate 206 partite di Serie A, con 1076 check da Var: di questi sono stati rilevati 91 errori, di cui 82 sono stati corretti. Andando sulle percentuali, se non ci fosse stato il Var avremmo avuto l’8,49 di percentuale di errore, di fatto è stato ridotto allo 0,84%, un dato ulteriormente sceso rispetto allo 0,89% dell’ultimo anno. Si vede che c’è una contrazione di errori e una grande qualità dei nostri arbitri. Gli arbitri italiani, Var e Avar, a livello internazionale sono i più utilizzati in assoluto nelle competizioni internazionali, il 15% rispetto all’11% della Premier League e al 3-4% di altre federazioni. Abbiamo il coordinatore degli arbitri a livello FIFA che è italiano, così come quelli di UEFA e CONCACAF. Diverse leghe e federazioni ci chiamano per avere i nostri arbitri nelle partite più importanti, ma in Italia non si riesce ancora a comprenderne la qualità”.

Andrea Alati

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