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Antonio Conte: “Io devo vincere: gli altri aspettano di celebrare il mio fallimento”

Antonio Conte è ancora in attesa di una panchina dopo l’ultima esperienza con il Tottenham, conclusasi nello scorso marzo. Tante le voci dalla Spagna che lo vedono come sostituto di Xavi a Barcellona, tuttavia non mancano le indiscrezioni che portano in Serie A, col Napoli di De Laurentiis pronto a fare follie per riportarlo nel calcio italiano. Ma nel frattempo l’allenatore ex Juve si sfoga in un altro modo…

Antonio Conte: “Io devo vincere: gli altri aspettano di celebrare il mio fallimento”

Infatti Antonio Conte ha festeggiato il Carnevale proprio a pochi chilometri da Torino, più precisamente a Ivrea. Nella cittadina piemontese si celebra uno dei Carnevali più storici e importanti d’Italia. Iconica la battaglia con le arance lanciate dai vari carri, che l’allenatore ha filmato e postato sul suo profilo Instagram. Ma, soprattutto, è tornato a parlare, per il Telegraph. L’ex tecnico di Juve, Inter e Tottenham, attualmente senza panchina e oggetto dei desideri di molteplici club (dal Milan al Napoli, ad esempio, per arrivare poi alla Roma o alla stessa Juve) è stato intervistato dal noto quotidiano britannico, parlando di sé, dei suoi propositi e degli obblighi che sente di avere per quanto fatto sin qui in carriera: “Io devo vincere” ha dichiarato. “Diversamente, gli altri stanno aspettando di celebrare il mio fallimento: è questa la verità”, si legge nel titolo proposto dal tabloid inglese.

“Non basta solo divertire: le mie squadre devono vincere – ha aggiunto Conte -. In ogni club in cui ho allenato portavo il Subbuteo, anche qualche volta per spiegare alcune situazioni tattiche ai miei giocatori. Ne ho sempre avuto uno a casa mia. In futuro potrei giocare con una linea difensiva alta a quattro, ma bisogna pressare molto, altrimenti il rischio è grosso”.

L’ossessione per la vittoria di Conte si evince anche da queste parole: “I miei trofei a casa mi ricordano perché devi vincere. Quei trofei sono una grande, grande responsabilità perché restano lì a ricordarti che ‘guarda, devi vincere. Hai fatto questo e devi continuare a fare questo’. Se l’obiettivo finale è vincere il campionato e sollevare trofei, è importante offrire intrattenimento al pubblico. Ma essere solo una squadra divertente non basta se vuoi vincere. Lo so perché ho allenato le migliori squadre e loro chiedevano sempre di vincere. Per me adesso è impossibile lavorare per una squadra che diverta solo, perché l’aspettativa è sempre quella di dover vincere. Amo il mio passato, ma allo stesso tempo l’aspettativa che porti è sempre molto alta e se non vinci hai fallito. La migliore opzione possibile è divertire e vincere. E per essere celebrato, devo vincere. Altrimenti gli altri aspettano di festeggiare il mio fallimento. Questa è la verità”.

“La gente pensa che il 3-5-2 sia un sistema difensivo, ma non è vero. Basta vedere quanti gol segnano le mie squadre in ogni stagione. Non dipende dal fatto che siano tre o quattro in difesa, dipende da come costruisci la squadra e costruisci l’attacco. Allo stesso tempo, non va bene essere troppo offensivi. E nemmeno troppo difensivi. Bisogna rispettare le caratteristiche dei giocatori e adattarsi a loro. La mia esperienza mi dice che se vuoi vincere il campionato o alzare un trofeo, devi avere una squadra stabile. La scorsa stagione il Manchester City è stato il miglior esempio di squadra dotata di grande equilibrio, difensivamente e offensivamente”.

“Ho preso questo tempo per me, per la mia famiglia e per andare a trovare i miei genitori. Mio padre mi ha spinto a rientrare in fretta, ma è importante ricaricarsi, fisicamente e mentalmente. Adesso il mio unico problema è che ho troppa energia e sto dando fastidio a mia moglie. Onestamente, un giorno mi piacerebbe sollevare la Champions League da allenatore. Ma so che è molto difficile. La gente pensa che sia semplice, ma devi restare nel club giusto, un club che corrisponda alle tue ambizioni, un club pronto a fare l’ultimo passo per vincere la Champions League. Guarda il Manchester City. Sette anni, no? Vorrei regalare questa gioia a mio padre. Mi ha detto ‘voglio vederti sollevare la Champions League’. Non è semplice, ma tutti possono avere un sogno”.

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