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CorSport- Caso Acerbi: nulla o 10 giornate, il Giudice ha applicato la regola senza piegarla al populismo…

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” ha analizzato la sentenza del Giudice Sportivo in merito al caso Acerbi-Juan Jesus.

CorSport- Caso Acerbi: nulla o 10 giornate, il Giudice ha applicato la regola senza piegarla al populismo…

Nulla o 10 giornate erano le opzioni sul tavolo, Mastrandrea ha applicato la regola senza piegarla al populismo, come era stato vagheggiato lunedì con l’ipotesi di una terza possibilità (da 2 a 4 giornate per comportamento antisportivo di particolare gravità). Nulla è stato e non c’è possibilità di appello. Mastrandrea ha esaminato il materiale che Giuseppe Chinè, il Procuratore federale, gli ha inviato: le audizioni, nelle quali Juan Jesus conferma che Acerbi gli ha proferito l’espressione «vai via nero, sei solo un negro», mentre il difensore nerazzurro ha sostenuto di aver detto «ti faccio nero»; gli audio fra il VOR di Lissone e il campo, nei quali si ascoltano i dialoghi fra l’arbitro La Penna, il VAR Di Paolo e le parole di Juan Jesus. Dato che, trattandosi di discriminazione, tale condotta «deve essere sanzionata con la massima severità» e, proprio per questo motivo, deve essere «assistita da un benché minimo corredo probatorio, o quanto meno da indizi gravi, precisi e concordanti in modo da raggiungere al riguardo una ragionevole certezza» citando la sentenza Marconi della Corte Federale d’Appello), ecco che la mancanza di prove certe ha portato Mastrandrea ad assolvere Acerbi. Anche perché, si legge sempre nella sentenza, «la sequenza degli avvenimenti e il contesto dei comportamenti è teoricamente compatibile anche con una di- versa ricostruzione dei fatti, essendo raggiunta sicuramente la prova dell’offesa ma rimanendo il contenuto gravemente discriminatorio confinato alle parole del soggetto offeso, senza alcun ulteriore supporto probatorio e indiziario esterno, diretto e indiretto, anche di tipo testimoniale». Non c’è, dunque, il «livello minimo di ragionevole certezza circa il contenuto sicuramente discriminatorio dell’offesa recata». Assolto. Punto e a capo.

Carlo Gioia

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