Dopo 750 giorni e a distanza di una sola stagione dallo storico scudetto conquistato nella Dacia Arena di Udine, il Napoli è di nuovo tricolore, il quarto della sua storia.
Napoli, è qui la festa! Il quarto titolo della storia all’ultima curva griffato dai “contiani”
Un traguardo che, fino a poco tempo fa, sembrava impensabile, soprattutto se si considera che tra il secondo e il terzo titolo — quello del 2023 — erano passati ben 33 anni.
In questi due anni, la squadra ha vissuto di tutto: la gloria dello scudetto, una stagione deludente con ben tre cambi in panchina (Garcia, Mazzarri, Calzona), un decimo posto in classifica, l’arrivo di Antonio Conte — il primo allenatore del Sud a vincere un campionato con una squadra meridionale — e un podio, sul gradino più alto.
Questa sera, allo stadio Maradona, bastava una vittoria contro un Cagliari già salvo per laurearsi campioni d’Italia, indipendentemente dal risultato dell’Inter a Como. Una situazione difficile da prevedere a inizio stagione, ma che ora potrebbe portare a una nuova, clamorosa festa partenopea.
I meriti vanno distribuiti: al presidente De Laurentiis, che raggiunge il bis storico di Corrado Ferlaino (campione nel 1986-87 e nel 1989-90), al bravissimo Giovanni Manna. Ma soprattutto a lui, Antonio Conte, che aggiunge il suo quinto scudetto in Serie A dopo i tre con la Juventus e quello con l’Inter. Quello col Napoli è sicuramente il più esaltante. Senza dimenticare i “contiani”, Romelu Big Rom Lukaku e Scott McTominay, veri e propri uomini copertina della compagine azzurra quest’anno. Dopo i tremolii col Genoa e col Parma, il Napoli scende in campo con le idee chiare. Ci mette un po’ per sbloccarla e serve una grande giocata del singolo, ma dal punto di vista della prestazione non era mancato davvero nulla. Bravo Conte, si è detto. Bravi i suoi ragazzi. Bravo il suo vice in panchina. Oriali. Bravi tutti. Campione d’Italia. Ancora una volta.
LA CRONACA DEL MATCH
Ultimi novanta di pura passione al Maradona per un risultato storico, Conte si affida ai titolarissimi delle ultime con Raspadori davanti e Gilmour a centrocampo al posto di Lobotka.
Napoli e Milano, due città lontanissime per geografia e cultura, si ritrovano ora vicinissime sul piano sportivo. E mentre le due metropoli trattengono il respiro, affidandosi al silenzio, all’attesa e a un pizzico di scaramanzia, il campionato si appresta a vivere uno dei finali più incerti degli ultimi anni. Il pericolo di uno spareggio non è ancora del tutto escluso, ma questa sera sarà il momento della verità. Da Napoli a Como, si gioca in contemporanea. Chi vincerà lo scudetto? Lo sapremo intorno alle 23. In una città, la vita riprenderà come sempre. Nell’altra, esploderà la festa.
Non c’è stata partita al Maradona: il Napoli ha affrontato la sfida con la storia senza esitazioni, conquistando con autorità il suo quarto scudetto. In uno stadio e in una città che, eccezionalmente, hanno messo da parte ogni forma di scaramanzia, gli uomini di Antonio Conte hanno superato 2-0 il Cagliari con una prestazione solida, intensa e matura.
La squadra ha costruito la vittoria con pazienza: un primo tempo giocato all’attacco, senza frenesia ma con costante pressione, fino alla rete di McTominay che ha sbloccato l’incontro. Poi, nella ripresa, il raddoppio di Lukaku ha chiuso ogni discorso, con un’azione che ha riportato alla mente i suoi momenti migliori: potenza, determinazione e precisione.
Proprio loro, McTominay e Lukaku, sono stati i protagonisti della serata e, in fondo, dell’intera stagione. Due rinforzi fortemente voluti da Conte, arrivati solo all’ultimo respiro del mercato estivo. Un inizio difficile — basti pensare al ko di Verona nella prima giornata — non lasciava presagire un finale simile. E invece lo scozzese ha risposto con una stagione da incorniciare: 12 gol alla sua prima esperienza italiana, quasi tutti pesanti, spesso decisivi per sbloccare gare complicate. Nelle ultime settimane, è stato semplicemente imprescindibile.
Lukaku, invece, ha risposto alla chiamata di Conte con numeri da top player: 14 gol e 10 assist, confermando di essere ancora in grado di incidere ai massimi livelli, pur con caratteristiche evolute rispetto ai tempi dell’Inter. Il suo gol di oggi, in profondità, vinto con forza contro due difensori, ha fatto partire la festa con largo anticipo.
Il Napoli è di nuovo campione d’Italia. E questa volta, non c’è nulla di scaramantico da dire: è tutto vero. Conte ha tirato il Napoli fuori dalle sabbie mobili e l’ha portato addirittura alla vittoria; 4° Scudetto della sua storia, dopo quelli ottenuti nelle stagioni 1986/87, 1989/90 e 2022/23; fin qui nessuna squadra del centro-sud Italia ha mai vinto più di tre volte il tricolore (tre anche la Roma).
NAPOLI (4-4-2): Meret 6; Di Lorenzo 6.5, Rrahmani 7, Olivera 6, Spinazzola 6.5 (Dal 85’ Mazzocchi NG); Politano 6.5 (Dal 61’ Neres 6), Anguissa 6.5 (Dal 85’ Billing NG), Gilmour 6, McTominay 8; Lukaku 7.5 (Dal 76’ Simeone 6), Raspadori 6.5 (Dal 85’ Ngonge NG). All. Conte 8 (squalificato; in panchina Stellini).
CAGLIARI (3-5-2): Sherri 6 (Dal 82’ Ciocci NG); Zappa 5, Mina 5.5, Luperto 6; Zortea 5.5 (Dal 57’ Palomino 6), Adopo 6, Makoumbou 5 (Dal 57’ Marin 5.5), Deiola 6, Augello 5.5 (Dal 74’ Obert 6); Viola 5.5 (Dal 57’ Mutandwa 6), Piccoli 5.5. All. Nicola 6.