CorSport – Napoli, non tutti i terremoti vengono per nuocere: gli scienziati segnalano anche scosse piene di vita…
A Napoli basta la parola, dire terremoto e ricordare, temere, pregare. Ma non tutto il terremoto vien per nuocere: ogni tanto gli scienziati segnalano scosse piene di vita, senza pericoli, se non per il sistema cardiovascolare, magari e purtroppo.
Anche l’ultima partita che vale il quarto scudetto, come peraltro era già successo per il terzo nel 2023: il sismografo registra due scosse, la maggiore di magnitudo 1.4, entrambe ovviamente in occasione dei due gol decisivi contro il Cagliari, McTominay al 42’ e Lukaku al 51’.
Non c’è sorpresa, batte forte il cuore di Napoli per la sua squadra, ci sono occasioni in cui il cuore batte talmente forte da scatenare immani energie collettive, in grado di far tremare il Maradona (epicentro) e poi estendersi con onde concentriche per tutta la città, dentro ogni singola abitazione.
Bella cosa parlarne così, parlare di una terra che trema senza diffondere spettri e terrore. Anche stavolta si riversano tutti per strada, non per la paura, solo per il gusto di andarci, solo perchè restare in casa da soli proprio non è concepibile. Napoli si muove per il Napoli come un corpaccione unico e palestrato, salta e scuote, scuote il suo sottosuolo e scuote il suo sottopelle, nell’angolo giocoso delle singole persone, ricche e povere, colte e ignoranti, vecchie e bambine. Le apparecchiature, ipersensibili e ipertese nei tempi, per il Vesuvio, per i Campi Flegrei, una sera di maggio ballano come pulcinella per le vibrazioni trasmesse dalla gente fuori di sé, tarantolata dal morso di un’incontenibile follia.
Certe volte servirebbe un sismografo delle emozioni, l’emoziografo, o un misuratore di felicità, il feliciografo. Ci sono sere di maggio in cui questi marchingegni dell’impalpabile e del metafisico impazzirebbero, andrebbero fuorigiri, salterebbero per aria sparando ingranaggi da tutte le parti.
In certe sere di maggio batte forte il cuore di Napoli, tanto forte che dopo tutto non serve nemmeno un misuratore meccanico. Basta guardare la notte nel Golfo, basta guardare la processione profana lungo via Caracciolo, basta tendere l’orecchio per avvertire vibrazioni celesti.
Carlo Gioia