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Jorginho: “Il Flamengo può riportarmi in Nazionale. Gattuso? Non ci siamo ancora parlati”

Jorginho

Un nuovo Mondiale per riconquistare l’azzurro. Così Jorginho, oggi protagonista al Mondiale per Club con la maglia del Flamengo, coltiva il sogno di tornare in Nazionale e partecipare al Mondiale 2026 con l’Italia.

Jorginho: “Il Flamengo può riportarmi in Nazionale. Gattuso? Non ci siamo ancora parlati”

Il centrocampista, ex Napoli, Chelsea e Arsenal, affronterà questa sera il Bayern Monaco negli ottavi di finale del torneo (ore 22 italiane) e vede in questa competizione un’occasione unica per rilanciarsi agli occhi del nuovo commissario tecnico Gennaro Gattuso.

“Vincere con il Flamengo può aiutarmi a riconquistare la maglia azzurra. Io ci credo ancora.”

La scelta Flamengo: tra motivazioni personali e ambizioni sportive
Dopo una lunga esperienza europea, Jorginho ha deciso di tornare in Brasile:

“Avevo bisogno di ritrovare le mie radici. Sono nato e cresciuto in Brasile fino a 15 anni. Ho lasciato il segno in Italia e Inghilterra, ora voglio farlo anche qui. Il Flamengo è un grande club, ho scelto di tornare anche per stare vicino alla mia famiglia.”

Il richiamo della casa, ma anche la voglia di restare ad alti livelli:

“Fisicamente sto bene. Sono qui per lasciare il segno. Non avevo mai giocato nel campionato brasiliano, ma ho sempre osservato: oggi le squadre sono tatticamente preparate, molto più di quanto si pensi.”

“Italiano e brasiliano: ho il cuore diviso”
Jorginho, naturalizzato italiano, ha sempre mostrato grande attaccamento alla Nazionale azzurra, con cui ha vinto l’Europeo nel 2021. Ma l’identità resta duplice:

“Mi sento per metà italiano e per metà brasiliano. Nella mentalità sul lavoro, nella tattica e nel modo di vivere il calcio sono italiano. Ma in altre cose, come il modo di stare con le persone o l’istinto, sono brasiliano.”

L’Italia e il sogno Mondiale 2026: “Gattuso? Nessun contatto, ma sono pronto”
Nonostante l’arrivo di Gattuso alla guida della Nazionale, il ct non ha ancora contattato Jorginho:

“Non ci siamo ancora sentiti. Ma per me rappresentare l’Italia è sempre un onore. Finché giocherò a buoni livelli, non rifiuterò mai una convocazione. Il Mondiale per Club è una vetrina importante. Se vincere qui potrà aiutarmi a tornare in azzurro, darò tutto.”

Sulla possibilità che alcuni giocatori non mostrino attaccamento alla maglia:

“Personalmente non ho mai visto nessuno non amare quella maglia. Indossarla è un sogno che si coltiva da bambini. E se non lo fosse più, significherebbe aver sbagliato qualcosa.”

Su Gattuso: “Un allenatore di carattere che può motivare il gruppo”
“Lo conosco da avversario, ha carattere e può tirare fuori tanto dai suoi giocatori. Credo possa trasmettere valori importanti. Il cammino verso il Mondiale non è facile, ma non lo è mai stato per l’Italia. Bisogna crederci.”

Giovani, Brasile e Italia: “Dietro alle difficoltà c’è una causa più profonda”
Jorginho si esprime anche sulla presunta crisi di talenti italiani:

“È un tema complesso. Ci sono tante spiegazioni possibili, forse le difficoltà iniziano molto prima di quanto sembri. Però poi vedi l’Inter fare due finali di Champions in tre anni e ti chiedi: davvero siamo in crisi?”

Su Wesley e Cuesta: “Occhio a questi due”
Nel Flamengo gioca accanto al terzino Wesley, osservato da Juventus e Roma:

“Ha qualità, deve crescere, ma non mi stupirei se lo vedessimo presto in Europa.”

Su Carlos Cuesta, nuovo allenatore del Parma, con cui ha lavorato all’Arsenal:

“Preparatissimo, ha imparato tanto da Arteta. Ha già lavorato alla Juventus, è una persona seria. Tifo per lui, può avere un grande futuro in panchina.”

Verso la carriera da allenatore? “Ci sto pensando”
Il futuro da tecnico non è escluso:

“Molti me lo dicono. Non so se reggerei lo stress, ma è un pensiero che sto facendo. Ho avuto grandi maestri: da Sarri ad Arteta, ognuno mi ha insegnato qualcosa. Sta a me raccogliere il meglio da tutti.”