C’è una linea invisibile, ma sempre più marcata, che unisce il Calcio Napoli alla Premier League. Non è solo una tendenza di mercato, ma una strategia identitaria: negli ultimi anni, Aurelio De Laurentiis ha scelto di attingere sempre più spesso al campionato inglese, trasformando ciò che altrove veniva considerato marginale in protagonismo tecnico e capitale sportivo. Lo riporta la Gazzetta dello sport
Napoli, la nuova via della Premier: da scarti d’élite a colonne d’oro del progetto De Laurentiis
Una filosofia silenziosa ma incisiva, iniziata più di dieci anni fa e ora giunta a piena maturazione con il Napoli 3.0. Un progetto costruito su fondamenta solide, ma anche su intuizioni coraggiose: ex promesse dimenticate, giocatori in scadenza o fuori dai radar in Inghilterra diventano valori centrali sotto il Vesuvio.
Le origini: Benitez e i primi esperimenti
L’asse Napoli–Premier nasce nel 2013 con l’arrivo di Rafa Benitez, prelevato dal Chelsea. È il primo indizio del legame crescente con il calcio inglese. In quegli anni, Pepe Reina rappresenta uno dei simboli dell’operazione di rilancio “british” a Napoli. Tuttavia, gli esperimenti del 2016 – Nathaniel Chalobah e Axel Tuanzebe – si rivelano poco incisivi. Entrambi arrivano con grandi aspettative, ma lasciano pochissime tracce.
Queste prime operazioni sembravano archiviare l’idea che dalla Premier potesse arrivare qualcosa di realmente utile. Ma l’intuizione è solo rimandata, non dimenticata.
Anguissa: la svolta del Napoli 3.0
Il punto di svolta arriva nell’estate 2022 con Frank Anguissa. Scovato dal Fulham, l’ex centrocampista camerunese rappresenta il prototipo perfetto del nuovo corso: 500mila euro per il prestito, 14 milioni per il riscatto. In un solo anno, diventa una colonna del centrocampo e uno dei pilastri dello scudetto conquistato nel 2023.
Anguissa non è solo un colpo di mercato riuscito: è la dimostrazione pratica che a Napoli si può rigenerare talento, valorizzandolo in un sistema che premia disciplina, intensità e organizzazione.
McTominay, Gilmour e la nuova linfa di Manna
Nel 2024, l’arrivo di Giovanni Manna come direttore sportivo dà ulteriore spinta alla strategia. I profili diventano più ambiziosi:
Scott McTominay, simbolo dello United ma relegato ai margini, viene strappato per 30 milioni di euro e riposizionato come perno fisico e tattico del centrocampo azzurro.
Billy Gilmour, in cerca di rilancio dopo un’esperienza opaca al Brighton, arriva per 14 milioni.
Philip Billing, preso in prestito dal Bournemouth, si trasforma in un protagonista inatteso: il suo gol all’Inter diventa una delle sliding doors della corsa scudetto.
Napoli scopre così la sua capacità non solo di acquistare, ma di reinterpretare i giocatori, adattandoli a un contesto tattico esigente e ambizioso.
Ora De Laurentiis sogna in grande: De Bruyne nel mirino
E mentre il Napoli vince e cresce, il profilo delle ambizioni si alza. Il nome che circola con insistenza è quello di Kevin De Bruyne, in scadenza con il Manchester City. Una suggestione? Non solo.
De Laurentiis valuta con attenzione l’opportunità di portare a Napoli uno dei simboli del calcio moderno. Il costo dell’ingaggio (con bonus alla firma da 10 milioni) non è più un ostacolo. La visione imprenditoriale e sportiva del club consente oggi operazioni impensabili in passato. De Bruyne rappresenta l’ideale punto di arrivo di una strategia lunga un decennio: non più solo rigenerazione, ma attrazione di eccellenza.
Conclusione: Napoli e la Premier, un laboratorio di successo
Mentre la Premier League continua a rappresentare il top del calcio globale in termini economici e mediatici, Napoli si impone come il club in grado di dare nuova vita a ciò che in Inghilterra diventa superfluo. Una trasformazione silenziosa, ma sotto gli occhi di tutti.
Oggi il Napoli non raccoglie più ciò che altri scartano: seleziona, forma, rilancia. E vince.