Luciano Spalletti torna a parlare, con il tono amaro di chi lascia incompiuta una delle sfide più sentite della propria carriera.
Spalletti rompe il silenzio: “L’addio alla Nazionale mi toglie il sonno. Ma rifarei tutto. Sul Napoli e ADL…”
In una lunga intervista rilasciata a La Repubblica, l’ex commissario tecnico della Nazionale italiana ha raccontato il peso emotivo dell’addio all’Azzurro, riflettendo sulle difficoltà vissute nei mesi alla guida dell’Italia e analizzando anche la sua uscita di scena dal Napoli dopo lo storico scudetto.
“L’addio alla Nazionale mi toglie il sonno”
Parole forti, cariche di lucidità e dolore.
“Quel pensiero non mi passa mai. Mi toglie il sonno, mi condiziona in tutto,” ha spiegato Spalletti, rievocando il suo breve ma intenso periodo da selezionatore azzurro.
Un’esperienza che, a suo dire, ha lasciato una cicatrice profonda:
“Quando mi hanno proposto la panchina dell’Italia non ho dormito per due giorni. La cicatrice sarà dolorosa anche quando sarà guarita. Ma accettare non è stato un errore. La Nazionale non chiede: chiama.”
Secondo Spalletti, l’errore non è stato tecnico o tattico, ma comunicativo e forse emotivo:
“Ho insistito troppo, fin dall’inizio, sull’identità e sul senso di appartenenza. Volevo trasferire ai giocatori l’orgoglio che provavo io, ma ho caricato l’ambiente oltre misura.”
Nessun dubbio sulla qualità degli Azzurri
Spalletti respinge con forza ogni idea di una Nazionale carente di talento.
“All’Italia non manca qualità, i giocatori sono di livello. Ma la pressione era enorme, costante, e non siamo riusciti a liberarcene. Dicevamo che bisognava dare di più, ma a volte non riuscivamo neanche a garantire il minimo sindacale.”
Un’autocritica lucida che non cancella l’impegno profuso, ma che sottolinea come le condizioni attorno al gruppo abbiano reso il cammino particolarmente difficile.
Il Napoli, lo scudetto e la separazione
Nel prosieguo dell’intervista, l’ex allenatore toscano ha anche ripercorso le dinamiche che hanno portato alla separazione dal Napoli, all’indomani della conquista dello scudetto 2022/23.
“Andando via, ho contribuito a far emergere delle verità che sono diventate evidenti un anno dopo. De Laurentiis ha capito che per vincere ancora serviva un grande allenatore e che non tutto poteva dipendere solo da lui.”
Un passaggio non privo di veleno, al quale Spalletti aggiunge un rimpianto personale:
“Il dispetto più grande? Non averci fatto sfilare per la città sul pullman dopo lo scudetto. Quella era una festa che apparteneva anche alla squadra e al suo lavoro.”