Lo scudetto è finito a Napoli, ma a vincere la sfida economica legata ai diritti televisivi è stata l’Inter. È quanto emerge dalla ripartizione ufficiale dei proventi TV relativi alla stagione 2024/25 di Serie A, pubblicata in queste ore. La società nerazzurra si è assicurata il primo posto per incassi, portando a casa 81,9 milioni di euro, superando nettamente i campioni d’Italia, fermi a 67,8 milioni. Una distanza di oltre 14 milioni che si spiega con la forza del club milanese sul piano storico, della presenza allo stadio e dell’audience televisiva, fattori determinanti nella divisione delle risorse.
Diritti TV, comanda l’Inter: incassati 81,9 milioni, Napoli secondo nonostante lo scudetto
A incidere su questa distribuzione, come sottolinea gazzetta.it, non è stato solo il rendimento nell’ultimo campionato, ma anche una serie di parametri che tengono conto della performance sportiva negli ultimi cinque anni, del radicamento sociale – calcolato in base agli spettatori paganti, ai dati d’ascolto e all’impiego dei giovani – e della componente fissa uguale per tutti. È questa la formula stabilita dalla legge Melandri, che suddivide i ricavi complessivi in tre parti: il 50% viene spartito equamente tra i 20 club, il 28% in base ai risultati sportivi (classifica, storico e ranking quinquennale) e il 22% secondo criteri di coinvolgimento del pubblico.
Il totale distribuito alle squadre è stato pari a 898 milioni di euro, in calo rispetto al miliardo e 72 milioni dell’anno precedente. Una riduzione sensibile legata al nuovo assetto della commercializzazione dei diritti, alla diversa gestione dei materiali d’archivio e al calo del valore riconosciuto dalle piattaforme televisive a pagamento. Alle spalle dell’Inter e del Napoli, la Juventus si posiziona al terzo posto con 67,7 milioni, seguita a brevissima distanza da Milan (67,4) e Roma (61,2). Lazio, Atalanta e Fiorentina seguono nel secondo gruppo, mentre le squadre meno seguite – come Monza e Venezia – chiudono la graduatoria con introiti inferiori ai 26 milioni. Numeri che confermano come il potere economico nel calcio italiano continui a riflettere non solo i risultati sportivi, ma anche la capacità di attrarre pubblico e generare interesse, dentro e fuori dal campo.
Andrea Alati